La politica non è dei partiti, la
politica è del popolo! È in gioco il destino dell’uomo, impegnarsi nella politica è per
l’uomo un dovere. Ho il dovere di impegnarmi, ho
il dovere di lavorare per costruire, edificare il dato umano che della società
è risorsa e talento. Ho il dovere di lavorare, far lavorare, tutelare il lavoro
nel rispetto di ognuno, che sia contadino, dipendente, libero professionista,
imprenditore, è necessario il rispetto reciproco.
I diritti, per essere tali,
devono avere il dovere di sorreggere la società civile, diversamente sono solo
congetture, archetipi, scudo per classi che non permetteranno alcuna crescita,
né sviluppo economico, tanto meno umano. “Umiliatevi e pacificate i cuori e le menti
vostre, scrive Caterina da Siena, perocché per la porta bassa non si può
tenere col capo alto, però che noi ce lo romperemmo”. Consapevolezza,
questa, che deve essere reale, non farcita da stolta umiltà o,
parafrasando Papa Francesco, farcita da inutili idioti.
Ponendo lo sguardo alle dinamicità e analogie
dei tempi nella politica, occorre cercare una cultura diversa, una speranza cui
poter accedere e da poter accendere. “La speranza tendendo al bene sperato,
è accesa dall’amore; suo oggetto è un bene futuro, arduo, ma possibile da
raggiungere” (Tommaso d’Aquino, S. Th., II-II, q. 17). La
speranza autentica è chiamata quindi a muoversi verso l’avvenire, che è il
nostro orizzonte, operando una selezione della memoria, facendo così della
speranza una guida autentica per l’azione politica.
Vi è la convinzione secondo la quale l’uomo, per
raggiungere la propria pienezza, necessiti di possedere cose, potere materiale,
che, tuttavia, non basta. Occorre, infatti, anche la crescita interiore,
culturale, morale, spirituale, crescita che oggi è grandemente assente! Lo
sviluppo, la cura del creato, la solidarietà, sono antinomie etiche prima che
tecniche, e la loro soluzione non si trova esclusivamente in un miglioramento
strutturale, ma deve fondarsi su di una trasformazione etica, sulla
disposizione di mutare abiti mentali che, se veri, possono incidere sulle
istituzioni.
Riflessione politica e azione consapevole sono,
dunque, strettamente connesse, ancor più se si parla di nuovo umanesimo cui
tendere. Il costitutivo più alto dell’esistenza umana è la conservazione
dell’unità della comunità consociata, ovverosia la Pace. Il fine operoso di
ogni società civile, di ogni Stato non si riduce alla garanzia del diritto del
singolo, delle categorie, dei generi: piuttosto alla rigogliosità sociale,
quindi all'unità. “Tutti coloro che hanno una responsabilità politica,
diceva Giorgio La Pira, devono meditare una data realizzazione per risolvere
i problemi. Altrimenti siamo dei direttori generali, non siamo dei filosofi”.
Consideriamo quindi che c’è nella società moderna un altro grande assente: il
sano pensare, il meditare, e vittima ne è anche il linguaggio, come anche la
comunicazione, poiché vige la fretta omologata al sistema mediatico virtuale.
Ulteriore aspetto è la legittimità della
proprietà privata e la sua destinazione personale e sociale che, nella
contemporanea disfunzione dell’ordine economico, ha determinato una
distribuzione iniqua della ricchezza. La politica economica deve essere
finalizzata all'occupazione dei lavoratori, all'eliminazione della
miseria cui oggi assistiamo, quindi alla distribuzione
equa della ricchezza, agli investimenti per la produzione, non può
essere perennemente basata sul risparmio o austerità a nocumento dei ceti più
deboli.
Urge il superamento, un’azione liberatoria da
ciò che Caterina da Siena lapidariamente definisce: “Sonno della negligenza”
in cui sprofonda, e ormai da troppo tempo, l’uomo politico nelle rocche dei
partiti, in seguito al suo perpetrare tre vizi: evitare la contesa, rimandare
la decisione, tollerare il male. Ergo: l’arroccato egocentrismo
politico/partitico, il non prendere responsabilmente posizioni, non è solo un
attentato verso gli altri, nella società, ma un attentato verso se stessi, a
favore di uno svilimento sociale, dell’esaurimento dell’essere vivente, una schizofrenia
che solo confonde.
L’individuo realizza il suo proprio unicamente
incontrandosi con gli altri, in una comunità libera in cui all'io si
sostituisce il Noi, che non nega i singoli, ma tutti li arricchisce
poiché l’uomo è naturaliter socialis, e domanda di unirsi agli altri
nella comunicazione spirituale dell’intelligenza. L'uomo se non affronta il
rischio della consapevolezza, se con sinderesi non opera concretamente e
linearmente a quanto è chiamato a rispondere, smette di essere uomo! L’amore di
sé, narcisistico personalismo, è radice
dell’ingiustizia.
E qual è la ricetta ambita? Nessuno ha il quid
determinante, l’umiltà di riconoscersi limitati, già sarebbe un passo avanti
nella politica di oggi. Siamo però chiamati alla perfettibilità e, quindi,
donne e uomini di buona volontà, veniamo interpellati a essere: interventisti,
pur con riflessione e con prudenza, determinati, coerenti; che non
temporeggiano, che non rimandano, puliti moralmente,
generosi nell'offrire le proprie energie alla causa Paese, fidenti
solo nel Bene Comune, la più bella, anche se temeraria, virtuosa aspirazione
per la nuova aurora della politica. Di un dato sono persuasa: torni ad essere
il Popolo voce dei suoi bisogni, torni al Popolo l’azione nobile del fare
politica nella sua manifestazione più alta di espressione di carità! Forti
siano, dunque, le ragioni, dolci le parole, ma incisive le prospettive
progettuali, radicali le azioni per i bisogni della società, affinché si
risollevi da una condizione di vita precaria in cui è ingabbiata. Una nuova
aurora della politica deve poter credere che l’uomo nasce per edificarsi e per
edificare, nel rispetto dell’opera del creato, attraverso politiche a sostegno
di ogni cittadino, per la famiglia, la giustizia, il lavoro lasciandoci la
speranza, di grazia, per l’alba di un nuovo umanesimo!
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