sabato 23 gennaio 2016

La politica non è dei partiti, la politica è del popolo!



La politica non è dei partiti, la politica è del popolo! È in gioco il destino dell’uomo, impegnarsi nella politica è per l’uomo un dovere. Ho il dovere di impegnarmi, ho il dovere di lavorare per costruire, edificare il dato umano che della società è risorsa e talento. Ho il dovere di lavorare, far lavorare, tutelare il lavoro nel rispetto di ognuno, che sia contadino, dipendente, libero professionista, imprenditore, è necessario il rispetto reciproco.

I diritti, per essere tali, devono avere il dovere di sorreggere la società civile, diversamente sono solo congetture, archetipi, scudo per classi che non permetteranno alcuna crescita, né sviluppo economico, tanto meno umano. Umiliatevi e pacificate i cuori e le menti vostre, scrive Caterina da Siena, perocché per la porta bassa non si può tenere col capo alto, però che noi ce lo romperemmo”. Consapevolezza, questa, che deve essere reale, non farcita da stolta umiltà o, parafrasando Papa Francesco, farcita da inutili idioti.

Ponendo lo sguardo alle dinamicità e analogie dei tempi nella politica, occorre cercare una cultura diversa, una speranza cui poter accedere e da poter accendere. “La speranza tendendo al bene sperato, è accesa dall’amore; suo oggetto è un bene futuro, arduo, ma possibile da raggiungere” (Tommaso d’Aquino, S. Th., II-II, q. 17). La speranza autentica è chiamata quindi a muoversi verso l’avvenire, che è il nostro orizzonte, operando una selezione della memoria, facendo così della speranza una guida autentica per l’azione politica.

Vi è la convinzione secondo la quale l’uomo, per raggiungere la propria pienezza, necessiti di possedere cose, potere materiale, che, tuttavia, non basta. Occorre, infatti, anche la crescita interiore, culturale, morale, spirituale, crescita che oggi è grandemente assente! Lo sviluppo, la cura del creato, la solidarietà, sono antinomie etiche prima che tecniche, e la loro soluzione non si trova esclusivamente in un miglioramento strutturale, ma deve fondarsi su di una trasformazione etica, sulla disposizione di mutare abiti mentali che, se veri, possono incidere sulle istituzioni.

Riflessione politica e azione consapevole sono, dunque, strettamente connesse, ancor più se si parla di nuovo umanesimo cui tendere. Il costitutivo più alto dell’esistenza umana è la conservazione dell’unità della comunità consociata, ovverosia la Pace. Il fine operoso di ogni società civile, di ogni Stato non si riduce alla garanzia del diritto del singolo, delle categorie, dei generi: piuttosto alla rigogliosità sociale, quindi all'unità. “Tutti coloro che hanno una responsabilità politica, diceva Giorgio La Pira, devono meditare una data realizzazione per risolvere i problemi. Altrimenti siamo dei direttori generali, non siamo dei filosofi”. Consideriamo quindi che c’è nella società moderna un altro grande assente: il sano pensare, il meditare, e vittima ne è anche il linguaggio, come anche la comunicazione, poiché vige la fretta omologata al sistema mediatico virtuale.

Ulteriore aspetto è la legittimità della proprietà privata e la sua destinazione personale e sociale che, nella contemporanea disfunzione dell’ordine economico, ha determinato una distribuzione iniqua della ricchezza. La politica economica deve essere finalizzata all'occupazione dei lavoratori, all'eliminazione della miseria cui oggi assistiamo, quindi alla distribuzione equa della ricchezza, agli investimenti per la produzione, non può essere perennemente basata sul risparmio o austerità a nocumento dei ceti più deboli.

Urge il superamento, un’azione liberatoria da ciò che Caterina da Siena lapidariamente definisce: “Sonno della negligenza” in cui sprofonda, e ormai da troppo tempo, l’uomo politico nelle rocche dei partiti, in seguito al suo perpetrare tre vizi: evitare la contesa, rimandare la decisione, tollerare il male. Ergo: l’arroccato egocentrismo politico/partitico, il non prendere responsabilmente posizioni, non è solo un attentato verso gli altri, nella società, ma un attentato verso se stessi, a favore di uno svilimento sociale, dell’esaurimento dell’essere vivente, una schizofrenia che solo confonde.

L’individuo realizza il suo proprio unicamente incontrandosi con gli altri, in una comunità libera in cui all'io si sostituisce il Noi, che non nega i singoli, ma tutti li arricchisce poiché l’uomo è naturaliter socialis, e domanda di unirsi agli altri nella comunicazione spirituale dell’intelligenza. L'uomo se non affronta il rischio della consapevolezza, se con sinderesi non opera concretamente e linearmente a quanto è chiamato a rispondere, smette di essere uomo! L’amore di sé, narcisistico  personalismo, è radice dell’ingiustizia.

E qual è la ricetta ambita? Nessuno ha il quid determinante, l’umiltà di riconoscersi limitati, già sarebbe un passo avanti nella politica di oggi. Siamo però chiamati alla perfettibilità e, quindi, donne e uomini di buona volontà, veniamo interpellati a essere: interventisti, pur con riflessione e con prudenza, determinati, coerenti; che non temporeggiano, che non rimandano, puliti moralmente, generosi nell'offrire le proprie energie alla causa Paese, fidenti solo nel Bene Comune, la più bella, anche se temeraria, virtuosa aspirazione per la nuova aurora della politica. Di un dato sono persuasa: torni ad essere il Popolo voce dei suoi bisogni, torni al Popolo l’azione nobile del fare politica nella sua manifestazione più alta di espressione di carità! Forti siano, dunque, le ragioni, dolci le parole, ma incisive le prospettive progettuali, radicali le azioni per i bisogni della società, affinché si risollevi da una condizione di vita precaria in cui è ingabbiata. Una nuova aurora della politica deve poter credere che l’uomo nasce per edificarsi e per edificare, nel rispetto dell’opera del creato, attraverso politiche a sostegno di ogni cittadino, per la famiglia, la giustizia, il lavoro lasciandoci la speranza, di grazia, per l’alba di un nuovo umanesimo!


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