Nella Lettera a Diogneto,
leggiamo: “Ciò che l’anima è nel corpo,
questo siano i cristiani nel mondo”. La carità è discriminante nella vita del cristiano: “Da questo tutti
sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv
13, 35). Chi è mosso dalla carità mostra un atteggiamento d’illimitata
comprensione e fiducia nel suo prossimo e non si arrende mai di fronte a
nessuna difficoltà. Finanche la fede e la speranza non reggono di fronte alla
carità, che è un amore che abbraccia tutti, che non esclude nessuno. E, a
proposito di speranza, parola in questi tempi molto usata, per averne una
giusta comprensione, dice Tommaso d’Aquino: “La speranza, come ogni altro
moto appetitivo, deriva da un certo amore, cioè dal fatto che uno ama il bene
che attende. Ma non ogni speranza proviene dalla carità, bensì i soli moti
della speranza formata, in forza della quale uno spera il bene da Dio come da
un amico”.
Necessita trovare oggi i logoi più
suadenti, in linea con interessi fondamentalmente etici, politici, educativi.
Concetto chiave di ogni confronto è la “persuasione”, da sempre parola d'ordine dei sofisti. Ne è esempio evidente
l'affermazione nel Gorgia secondo cui la parola è un pharmakon, cioè
un potente narcotico ambivalente, in grado di produrre sia il bene sia il male.
La potenza della ‘parola’ priva di conoscenza specifica, si rivela
infelicemente superiore al possesso della scienza.
Bisogna reagire contro questa esasperata
esaltazione della persuasione. Ciò cui è necessario opporsi è all'arte di
persuadere in quanto tale, priva di contenuto: Gorgia negava di insegnare
alcunché, ma sosteneva di essere in grado di persuadere qualunque ascoltatore
su qualunque argomento. È impellente, invece, la necessità di persuadere si, ma
solo a partire dal possesso della verità da comunicare e concretizzare con
operosa responsabilità fattiva. E quale altro metro abbiamo per
rendere più umana la società civile se non la profonda bellezza misterica della
“Parola”, la consapevolezza della salus animarum nell’amore sconfinato, nell’actio
immanens? La comprensione di ciò,
fonte di progresso e di dinamismo della vita individuale e sociale, sollecita e
svela l’attuazione di una condizione effettivamente umana, emblema dell’amore
immenso, follia degli arditi pensatori che da sempre hanno avuto la
comprensione che l’Amore smuove le coscienze, animandole di umanità e azione.
Una società esanime non è una società, piuttosto la non vita, negazione del
motore che tutto muove.
Svegliarsi nella coscienza
è necessario affinché si superi la deprecabile consuetudine del così fan tutti. Uscire fuori da vizi
perniciosi quali il clientelismo,
vizio
recidivo di ogni società, che genera connivenze e, quindi, coscienze dormienti, indica
il rapporto tra chi, pur godendo dello status
libertatis, si trova in condizione di dipendenza da un patronus e
s’innesca, così, un legame di equivoca dipendenza. Le relazioni patronus
- connivente, sono penetrate nel
cuore delle istituzioni, creando scambi interpersonali, quand’anche scambi tra
le organizzazioni per l’utilizzo delle risorse, elementi che hanno promosso la
formazione e il mantenimento di clientele.
È
necessario non chiudere gli occhi e fare la differenza, oltre che prendere le
dovute distanze! Quando una società, nelle sue espressioni di professionalità
umane, rinuncia pregiudizialmente, poiché
così fan tutti, a un comportamento irreprensibile e consociato al male,
abdica a un genere di confronto di fecondità e apertura intellettuale, capace
di generare nuova linfa di vita sana, legale e pulita, in ogni ambito del
sistema società, politico, economico, imprenditoriale, sociale in genere, si
finisce con il rimanere nella stagnazione, in uno stadio di sospensione, come in
un limbo. Permanendo, con un tale atteggiamento, al di fuori dei
problemi reali, che persistono irrisolti, quant’anche accentuandone l’immutabilità,
si rimane, come società, ingabbiati e, condizione peggiore, si lascia
alimentare la sofferenza di chi di questo male subisce i torti.
Dice Papa Francesco: “Il corrotto non ha
amici ma utili idioti”.
Diventa, pertanto, proposito
impellente perseguire, con trasparenza, obiettivi di costrutto operosi, capaci
di avere e donare gusto rinnovato alla valorizzazione del bene-fare e del
bene-dire, la parola ha la sua importanza. Inadeguato
è anche il sistema che alimenta un sottaciuto clientelismo attraverso forme di
assistenza pro bonum ego, il cui
unico obiettivo è annichilire le menti impotenti di reazione, perché magari si
trovano in stato di bisogno, e avallare quindi uno stadio di parassitismo
assistenziale, pregiudizio per ogni capacità di nuova impresa. L’unica cosa che
dona dignità all’uomo è il lavoro, l’unico sistema capace di rendere dignità
alla società è quello in grado di creare produttività e operatività sociale,
diversamente si alimentano menti amebe, prive della loro dignità. Una società,
e con essa i suoi amministratori, che non si rendono capaci di favorire e
produrre impresa, procreazione competitiva nel lavoro per dare lavoro, fallisce
poiché salvaguarda il suo proprio di bene e non il bene comune.
La
coscienza del cristiano/cattolico in politica deve urlare, deve saper reagire
coraggiosamente con verità e convinzione, l’impegno
che fa la differenza è nell'essere consapevoli della propria libertà,
consapevolezza propria di ogni cristiano che sanamente si riconosce libero da
qualsiasi vincolo di connivenza: l’uomo vive non solo di pane ma di quanto esce
dalla bocca del Signore, e ‘levatevi dal
timore servile’ implora con voce ferma Caterina da Siena, uscire dalla
condizione servile è necessario per rispettare la dignità umana, poiché, con Dante:
“Considerate la vostra semenza: fatti non
foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Il fine
dell’autorità politica è il bonum commune
multitudinis, che consiste,
anzitutto, nell’operare la pace, la pace sociale che non nasce dalle iniquità,
dalle sperequazioni, dal malaffare o dall'indifferente quiescenza, ma dal
rispetto delle posizioni, dalla mitezza rivoluzionaria, dalla carità
intellettuale che è propositiva e onesta. Svegliarsi nelle coscienze è
necessario affinché si superi il degenerante così fan tutti, tale è il modo di fare di chi, mancando di
coraggio, incoraggia gli altri a essere suo simile, spregiudicato dormiente di
coscienza che, parafrasando Papa Francesco, definisco “inutile idiota”!
Ergo, urge un taglio netto, alla radice, anche con retaggi di apparente
buonismo e scegliere da che parte stare, e qui non si tratta di bandiere,
perché non c’è bandiera più alta e per cui vale la pena spendersi se non il bene
comune, legato indissolubilmente alla salvaguardia della dignità della persona
umana. Il dialogo costituisce la forma comunicativa più immediata e coinvolgente.
E, in un passo del Fedro Socrate dice: la potenza del logos,
da intendere come discorso o ragionamento, non è nient'altro che una conduzione
dell'anima. In questo concetto si riconosce l'idea dell'educazione: anche
in latino educare contiene l'idea del ducere, cioè
del guidare a uno scopo.
Non c’è nulla di immutabile, tranne l’esigenza
di cambiare, dice Eraclito, e l’essenza della fiducia di
ogni affidamento, non è soltanto guardare al di là della situazione presente,
ha più ampi orizzonti il senso della vista, è una forza vitale, capace di
credere, perché ama dell’amore di cui è innestato, una forza capace di tenere
alta la testa, di sopportare le ingiustizie, una forza che non lascia mai il
futuro agli iniqui, ma il futuro lo pretende per sé.
[Foto: Caravaggio - Marta e Maddalena]
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