Tra i tanti protagonisti della storia, certamente un posto di prima grandezza occupa 𝘾𝙖𝙩𝙚𝙧𝙞𝙣𝙖 𝙙𝙖 𝙎𝙞𝙚𝙣𝙖. La vergine senese attese a una vasta opera di pacificazione. S. Caterina, ha detto Giovanni Paolo II, conobbe proprio «𝙡𝙖 𝙥𝙖𝙧𝙤𝙡𝙖 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙧𝙞𝙘𝙤𝙣𝙘𝙞𝙡𝙞𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚» e la pronunciò in un tempo difficile per la Chiesa e il mondo. La sua opera conciliatrice e di pace ebbe come dimensione non solo Siena e l'Italia, ma si può dire l'Europa. Certo è che la domenicana si mosse in una visione ampia della sua missione e, potremmo dire, con la mentalità europea, che aveva assorbito fin da piccola nella sua stessa città natale.
Per noi uomini del XXI secolo, soggetti alla mentalità dei nazionalismi esasperati, dei confini politici divenuti barriere, non è semplice pensare a un'Europa nella quale tutti si consideravano, in qualche modo, concittadini di quello che era o era stato un medesimo Impero e si muovevano liberamente da un paese all'altro; Siena stessa era una delle tante città-stato di quel tempo ed era in relazione per i suoi commerci con i maggiori centri d'Europa; il latino era ancora la lingua ufficiale comune a tutto l'Occidente, nonostante l'affermarsi delle lingue volgari. La cultura europea era unitaria, malgrado le divisioni politiche e comunali. Pur serbando ognuno la propria nazionalità, che anzi comincia allora ad accentuarsi, gli uomini del secolo XIV non si consideravano ancora come forestieri l'uno con l'altro; si sentivano coinvolti in un destino piuttosto comune e non avevano difficoltà a vivere insieme.
Di fronte a Caterina vi era un'Europa divisa politicamente, ma unita dalla 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗮 𝗲 𝗰𝗿𝗶𝘀𝘁𝗶𝗮𝗻𝗮, che i secoli precedenti avevano elaborato, ed Ella seppe, in un secolo molto difficile e denso di vicende che lacerarono dall'interno anche la compagine ecclesiastica, indicare le vie per la conciliazione e l'ordine. La sua fu una dottrina, si può dire, in certo modo, una filosofia politica e oggi, più che mai, si avverte il bisogno di 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗼𝗽𝗿𝗶𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗽𝘂𝗿𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗲𝘁𝗶𝗰𝗮, 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗼𝗹𝗶𝘁𝗶𝗰𝗮, 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗳𝗶𝗹𝗼𝘀𝗼𝗳𝗶𝗮.
L'Europa inizi a lavorare, a impegnarsi per ritrovare la pace, 𝗼𝗳𝗳𝗿𝗲𝗻𝗱𝗼 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗿𝘂𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗮𝗿𝗺𝗶 la cui risultanza è la distruzione di vite umane. Si ritrovi una cultura politica realisticamente unitaria, non ipocritamente servile ai sistemi economici, si dissocino da disastri capaci di instillare odio, cui linguaggi arroganti e provocatori sono causa. Si impegnino a capire cause oggettive di conflitti che non nascono dal nulla, ma spesso sono espressione di complessi rapporti che rimandano alla storia intra popoli fratelli. Imparino a discernere il vero significato di cosa è libertà, e cosa implica il fare politica, forse, così, potremmo sperare in un futuro europeo possibile!
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