Crocifisso, Aula Capitolare, Convento di San Sisto, Roma |
La coscienza
della figliolanza divina costituisce il punto centrale, essenziale
dell’originalità cristiana. Ogni coscienza umana, nella riverenza del Figlio, è
chiamata a porsi in assoluta esclusività di fronte all'Infinito, a mantenersi
ferma con la sola forza del suo io cosciente, per raggiungere il riscatto da
ogni effimera costrizione, e vivere la libertà dei figli di Dio.
Nel mondo
giacente, il Figlio ha introdotto il movimento, il dinamismo, la via che si
apre alla coscienza di essere figli. Le parole: «Chi vede me vede il Padre»,
sono un invito ad assumere, decisamente e coscientemente, la statura di figli
di Dio, a valicare il confine che separa la morale di soggezione dall'etica di
emancipazione, che rende inutili tutti i legami terreni.
Il verbo si fece carne, il verbo è intriso nella natura creata, e si manifesta vivificante nella sua potente espressione rassicurante. Sguardi vagabondi affollano il cosmo, e non si accorgono di ciò che rischiara la vista: il Verbo che si fa carne, la Parola che incanta e, risoluta, scruta la profondità cosmica.
La raffigurazione
dell’Uomo Crocifisso è incarnata della natura del creato e, dal silenzio, il cuore mio si palesa:
“... Tu, dolcezza infinita, illumini l’intelletto,
ricolmi i cuori della Tua bellezza.
Tutto in Te si trasforma, tutto in me
diviene, io mendicante di Te che solo sei risposta”.
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