domenica 26 luglio 2015

Compenetrare la verità che alberga l'esistenza umana


L’evento più grande nei nostri tempi è che Dio è morto, scriveva Nietzsche nel suo Gaia scienza. Per lui è un messaggio di emancipazione: l’immensità si apre innanzi a tutti, finalmente siamo liberi. Ergo: Al di là del bene e del male l’uomo vuole prendere il posto di Dio e diventare, così, legislatore e creatore di valori. Drammaticamente attuale direi! 
Tuttavia, nostro compito, compito dell’umanità, è, dice Maritain, di cercare di usare il vero più per guarire che per colpire. E, ci ricorda Tommaso d’Aquino: La persona è ciò che di più nobile c’è in tutto l’universo. Sulla scia dell’Aquinate, Maritain sostiene che l’uomo è integralmente materialità e, allo stesso tempo, integralmente spirituale.

In verità questi due principi non sono opposti, nella loro distinzione costituiscono un unicum nell'unità personale poiché originati dallo stesso atto d’essere: sullo sfondo vi è la definizione di Boezio, ripresa da Tommaso: persona est naturae rationalis individua substantia. Da questa prospettiva si comprende che la modernità ha perso i concetti di sussistenza, l’assenza dei quali evidenzia come l’antropologia umana è ricondotta all'individualismo.

Cerchiamo di capire meglio: individuo è termine che, indistintamente, è dato agli esseri creati, è ciò che accomuna l’uomo con la bestia, con il microbo, anche una pietra o un albero sono individui poiché occupano un dato spazio. La personalità, invece, fondata sulla sussistenza, fa dell’uomo un essere che pur essendo un individuo, può ergersi, di fatto, al di sopra della individualità. Così l’uomo, in quanto persona, ha natura diversa da quella degli altri individui, pur partecipando con loro l’individualità. Infatti, l’uomo non è riducibile a un ammasso di materia, supera se stesso, la propria materialità, e questo grazie alla conoscenza. Come scrive l’Aquinate, la conoscenza permette all'uomo di diventare, sul piano logico, tutto ciò che conosce. È convinzione di Maritain che l’uomo nasce persona e diventa, attraverso l’opera educativa, personalità, nel momento in cui rende concreti i talenti ricevuti.

Ora, scrive Gilson, Tommaso d'Aquino asservisce la ricerca filosofica all'evidenza empirica, anche quando questa sembra implicare una certa contraddizione. L'evidenza empirica è che l'uomo è un essere materiale, giacché ha un corpo, ma allo stesso tempo è capace di pensare, ossia ha una facoltà che è propria degli enti spirituali; deve dunque avere per natura qualcosa in comune con gli animali, corpi che non pensano, e qualcos'altro in comune con gli angeli, enti che pensano, ma non hanno corpo. Tommaso, volendo rispettare la natura dei fatti, rifiuta l’argomentazione secondo cui l'anima sarebbe una mera qualità fisica del corpo; neppure accoglie la tesi che concepisce l'anima come una sostanza immortale che non ha bisogno del corpo. Il Dottore Angelico conserva sia l'unione sostanziale dell'anima con il corpo che la possibilità di una autonoma sussistenza dell'anima stessa, e questa conciliazione è possibile proprio in virtù della sua specifica ontologia dell'esse.

Volgendo lo sguardo alla filosofia moderna, Cartesio separando l’unità personale, considera l’esser uomo dell’uomo assimilandolo alla natura ‘angelica’, cioè come fosse di per sé interamente spirituale. La separazione di res cogitans e res extensa, in altri termini, di anima e corpo, di ragione e materia, operata da Cartesio aveva conferito all'anima una dimensione incommensurabile rispetto al corpo, tanto che esso era considerato alla stregua di una macchina pilotata che ha bisogno di una guida che in nessun modo potrà esser della stessa sostanza. Secondo Cartesio: l’anima ragionevole […] non può esser tratta in nessun modo dalla potenza della materia […] ed è posta nel corpo umano come un pilota nella sua nave. Di conseguenza, l’uomo è cosa che pensa e pensa perché dubita: ma che cosa, dunque, sono io? Una cosa che pensa. E che cos'è una cosa che pensa? È una cosa che dubita, che concepisce, che afferma, che nega, che vuole, che non vuole, che immagina anche, e che sente.

Cartesio, nella sua volontà di esaltare la ragione dell’uomo, produrrà non la ricerca della verità, ma il dubbio sistematico. Maritain di contro, cercherà di proporre una nuova visione antropologica che superi il dualismo moderno e anche una nuova visione della società e dello Stato che sia strettamente conseguente ai principi personalisti, trovando nell'insegnamento dell’Aquinate fondato riferimento.

Difatti Maritain rileverà come il pensiero si stacca dall'essere, dunque la ragione cartesiana sia definitivamente affrancata e indipendente dalle cose. Cartesio cercò ancora di conservare l’antica unità umana, ma i suoi sforzi, una volta concepita la ragione alla stregua dell’intelletto angelico e il corpo quale mero meccanismo, non hanno superato il dualismo ormai posto. Per Cartesio, esiste il mio pensiero; esiste Dio. Di qui tutto si svolge. È da Dio che la scienza cartesiana discende alle cose e deduce la fisica. L’ordine dell’essere è appiattito su quello della conoscenza razionale, e l’‘angelo cartesiano’ è diventato un divisore ostinato, non ha solamente separato il moderno dall'antico ma ha opposto tutte le cose, fede e ragione, metafisica e scienza, conoscenza e amore.

Qualunque sia il nostro impegno, attitudine, non dobbiamo mai perdere consapevolezza di essere attraversati dalla sorpresa, dalla meraviglia che oltrepassa ogni piccola goccia di coscienza. Pascal scriveva: «Che cos'è l’uomo nella natura? Un nulla rispetto all'infinito, un tutto rispetto al nulla, qualcosa di mezzo tra il tutto e il nulla» e «L’uomo è una canna, la più fragile della natura, ma una canna che pensa». La persona, altresì, è un soggetto con alta densità relazionale ed è vivendo il suo essere relazione che realizza se stesso. Se la persona non può mai essere strumento o mezzo per la società, è anche vero che la persona non si realizza senza gli altri. Tuttavia ciò non basta ancora, l’uomo ha bisogno di vivere in relazione con l’Assoluto, con la Trascendenza, con Dio: «Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia». (Benedetto XVI, Caritas in Veritate). 

Conoscenza implica dunque che senza un orizzonte consapevole, ragionevole, serio dell’essere umanità, non solo si va incontro al disordine sociale, ma si compromette anche l’aspetto economico e finanziario della società, e non si aiuta neppure l’intrapresa. Il bene comune non è la somma dei beni individuali, ma l’insieme delle condizioni perché ognuno, singolo, famiglia, gruppo, possa realizzarsi secondo verità e vocazione.

Nel dominio del conoscibile, diceva Bergson, l’Assoluto si integra con l’intuizione, dunque, contestualmente, la ragione si appaga solo con il reale, e la sua anima con l’Assoluto: ciò è un grido di libertà che strappa alla disperazione, al materialismo grezzo, un grido che illumina e verso cui tendere per compenetrare la verità che alberga la nostra esistenza.
  
[Foto: Frederic Leighton, Fanciulle greche raccolgono ciottoli sulla riva del mare] 



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