Afferma Tommaso d’Aquino in Scriptum super libros Sententiarum, prol. q. 1, a. 5, ad 3um: “Alla terza obiezione rispondo che la conoscenza poetica si occupa di ciò che non può essere colto dalla ragione per difetto di verità, pertanto accade che la ragione venga guidata da alcune similitudini; la teologia, d’altra parte, si occupa di ciò che è superiore alla ragione. Pertanto, giacché nessuna delle due è proporzionata alla ragione, hanno in comune la modalità simbolica”.
Di cosa è più sprovvista la società moderna se non del diletto della poesia, espressione pura della nudità dell’animo umano, che si traduce nella bellezza della vita e, con esso, quindi, del desiderio della conoscenza del trascendente? L’assenza di un dato essenziale per la vita dell’uomo, per il suo progredire in umanità, comporta la perdita dell'umanità stessa e conseguente assenza di ricerca in se del senso della vita, un insano lasciarsi andare all’egoismo del proprio benessere, indifferente nei confronti dell’alterità cui si è legati in un rapporto indissolubile.
Abbiamo bisogno di certezze, di testimonianze di costrutto cui far riferimento. La frammentazione, nei più svariati ambiti della cultura e comunicazione moderna, della più semplice convivenza umana, se da un lato ha contribuito alla pluralità d’informazione settoriale variegata, la chiamano democrazia della conoscenza e libera espressione proporzionale, ha portato con sé molteplici effetti negativi. Dal lato della realtà conosciuta, con la frammentazione si ha una molteplicità di dati e di conoscenze senza una visione unitaria del reale. L’uomo si trova a dover agire in un mondo del quale ha soltanto delle immagini parziali e scollegate, compresa la conoscenza del suo simile con il quale, magari, vive accanto. Da ciò nasce un senso d’insicurezza, che è transitoriamente nascosto dai risultati della tecnologia. Dal versante della persona, si riscontra, poi, un effetto non desiderato ancora più grave, in quanto, studiata solo con i metodi delle scienze naturali, si trova ad avere una visione frammentata di se stessa. La concentrazione sul soggetto e il distacco del soggetto rispetto all’oggetto, caratteristiche dell’epoca moderna, hanno portato a una situazione di massima perplessità sull’interrogativo fondamentale: chi sono io? L’inquietudine alberga l’animo umano che lo condiziona in fragilità e insicurezza, capace nel frattempo di sfociare in doloroso egoismo, assurda violenza e irresponsabile arroganza.
La sapienza filosofica, la sapienza poetica, sono necessarie all’uomo poiché costituiscono un sapere profondo e radicale a livello puramente umano. Tuttavia ciò non basta, poiché questa sapienza è intimamente collegata con la dimensione religiosa della persona, che si caratterizza per la sua apertura all’essere delle altre persone, del mondo e di Dio. La teologia ha un ruolo per lo sviluppo del sapere e per il suo servizio all’uomo nella sua integralità, nei diversi aspetti del conoscere e dell’agire, al fine di contemplare, nel modo più perfetto possibile, le verità divine trasmesse dalla rivelazione cristiana. Il Dottore Angelico ha elaborato un’idea di teologia che fa uso di tutte le risorse disponibili attraverso la ricerca razionale, in primo luogo attraverso la filosofia, perché ‘i doni della grazia’ si aggiungono alla natura in modo da non sopprimerla, piuttosto perfezionarla.
“Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della vostra speranza che è in voi” (1Pt 3,15), espressione che ambisce dare ragione delle motivazioni che sottendono la fede del credente. Il credente, infatti, può arrivare razionalmente fino alle soglie della fede, ma poi, per credere veramente, credere con la propria vita, con tutto se stesso, deve fare un salto di qualità che supera ogni forma di ragionamento, anche se non si pone mai contro la ragione, poiché se ciò avvenisse, la fede non sarebbe vera fede, ma sfocerebbe in sentimentalismo o, peggio, in fanatismo capace di danneggiare l'uomo. Ci ricorda, s. Tommaso, che “la fede emotiva non è fede, le emozioni non sono il soggetto della fede, soggetto della fede è l’intelletto speculativo”. La fede, quindi, punta all'affermazione piena dell'uomo e lo riconduce in seno al suo Dio, dove trova il senso del proprio vivere e la pienezza del proprio essere.
E' quindi l'intellectus fidei, cioè la comprensione della fede, il giustificare in modo razionale l'esistenza cristiana.
La poesia, dal canto suo, ha la grande facoltà di contemplare in sé l’armonia musicale delle parole, elaborare in verticale il pensiero, e rendersi così congrua nel trasmettere emozioni e stati d'animo in maniera evocativa e potente. È sicuramente espressione di una comunicazione complessa, legata all’emotività umana, la parte nobile capace di sognare in purezza d’espressione le ‘sonate’ della verità della vita. Quanto desiderio del ben pensare, del ben parlare, del bel sentire, straordinaria «catarsi», rasserenamento delle passioni prodotto dalla poesia.
Ci troviamo di fronte a un compito affascinante e nuovo, anche perché viviamo in un mondo culturale altamente sviluppato sul piano scientifico e tecnologico. La ricerca dell’unità del sapere costituisce una meta molto esigente e all’altezza dell’attuale momento storico. Per salvare l’uomo vale la pena rompere schemi isolanti e tentare di superare così la frammentazione. Altresì, attraverso la modalità simbolica: teologia e conoscenza poetica, si può pervenire a un primo sostanziale passo verso un progresso di ricerca del senso del sacro, assente all’oggi vissuto, analogia che riempie di nuova linfa energetica il bisogno di verità dell’uomo viandante.
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