mercoledì 30 marzo 2016

La falsa religione mistifica l’edificazione umana


La crisi morale, economica, sociale nel mondo, è una crisi meta-fisica e meta-etica. Affonda le sue radici in uno sviamento filosofico, nella faziosità delle scienze, nella perdita del senso dell'umanità. Urge una rinascita allo spirito della filosofia, attraverso l’audacia della ragione capace di superare definitivamente il dato dell'uomo errante. È come se la società contemporanea, meglio, coloro che dettano gli usi, i costumi, le dilaganti mode dell’egocentrismo e dell’edonismo tout court, a iniziare dai professionisti della politica, abbiano fatto a gara per far sì che le realtà umane, il popolo, si perdesse nel relativismo assoluto, nell'insana ed esecrabile intenzione di far loro smarrire la strada del Noi sociale.

L'indifferenza, i disastri di serie a, quelli di serie b, quelli religiosi, quelli miscredenti, quelli vattelappesca, hanno declassato a mero mercimonio l'umanità più fragile, quella che permette ancora il mantenimento dei valori dell'essere persone pensanti. Come rimanere indifferenti di fronte alla crudezza che massacra innocenti, crudezza che si fa forte con realtà inermi? Quale dio osannare quando occhi di bambini sono spenti da atroci dolori, devastati da morte e sopraffazione?

E pongo quaestio: di cosa abbiamo bisogno? Forse di scoprirci ignoranti? Di disquisire per costruire piuttosto che per separare o dividere con l'aggressività della parola, con l'arroganza della vanagloria? Di operare la ripresa della sostanza virtuosa umana, nella comprensione della spiritualità di cui ogni essere, ricercandosi, sa di poter trovare? La filosofia non riesce più a trovare un terreno proprio, deve tornare a soddisfare un'esigenza di verità che la società moderna non conosce, fondarsi su una responsabilità che è estranea alla collettività. Il non senso è divenuto modello: è il modello di una società capitalistica condannata a morte dalla realtà. Da ciò scaturisce l'esistenza come smarrimento dell'uomo. Tuttavia, al disfattismo passivo, deve poter subentrare la fiducia attiva: cessato lo sgomento, scaturito dall'assenza di punti di riferimento,  ci si accorge che non resta che crearne di nuovi. È l'azione pensare, sostanza di alta costruzione sociale, il cui fine è proprio realizzare, concretizzare il bene-stare nell'uomo, nelle società, nella vita, astraendosi dal virtuale per entrare nella profondità delle virtù umane, quelle oggi più assenti, il sapere che non è mai ideologia ma compiutezza armonica della comprensione dei bisogni nel genere umano.

Non abbiamo bisogno di ripetitori di pensiero non proprio, piuttosto di esseri pensanti, innovativi, lungimiranti, capaci di, con fermezza, rivendicare la logica della vita, l'ideale della speranza, la profondità della conoscenza che scopre e si scopre per dare risposte concrete alla società nel contesto della realtà, e non dell'astrazione. È questo un umanesimo che vuole valorizzare tutto l'uomo, essere rispettoso dell’integralità della persona umana, e potenziare quanto di positivo c'è nelle diverse concezioni dell'uomo, realizzando una loro feconda integrazione.

Tuttavia, l'uomo beota fa inorridire per la crudezza della sua spietata miseria, e lenta è l'agonia in mezzo alle presenti tempeste di morte, un amaro dissidio dilacera l'umanità! Non c'è cosa peggiore, dato più orribile di una falsa religione, e tanto è più orribile quanto più profonda è nell'animo umano la sua radice. Sollevati umanità, rispondi al non senso con il sacro senso della vita per la vita, dell'amore per l'amore, del trionfo dello sguardo che sa guardare avanti con la speranza dell'Essere e non dell'apparire, mai indifferente alla verità e al rispetto di ciò che siamo: anime mai anonime, ininterrottamente degne di carità!

Ergo: la filosofia non è solo la voce dell'essere, ma voce dell'analisi della vita, vita di esseri umani fatti di carne e ossa, esseri di desiderio, di parola, fragili, capaci di inter-agire e di com-patire. La filosofia è voce di riflessione: la riflessione fa appello all'interpretazione, come anche alla responsabilità. La riflessione comprende la propria impotenza a superare l'astrazione vana e vuota dell'io penso e la necessità di recuperare se stessa, decifrando i propri segni perduti nel mondo della cultura, con responsabilità. Nello spazio della vita e del linguaggio, la filosofia senziente avvicina, in modo pragmatico e quanto mai naturale, la disciplina del discorso sensato all'alterità, transitando l’inquietudine del cuore verso la quiete della consapevolezza. Ed ecco che fendo l'immensità del pensare con le mie ali: amore per il sapere, amore per la verità, mi proteggo da mondi attratti da falsi principi, capaci solo di arginare dal reale, e fendo i cieli e, verso l'infinito, mi innalzo. 

[Foto: Study for Phidias in 'The Apotheosis of Homer' by Ingres, San Diego Museum of Art]

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