lunedì 3 luglio 2017

Gender: prerogativa di impegno in Calabria

Disposizioni contro le discriminazioni generate dall’identità di genere e dall’orientamento sessuale”, n. 251/2017, questo è il titolo della proposta di legge regionale presentata dall’on. Giuseppe Giudiceandrea presso il Consiglio Regionale della Calabria il 22 giugno u.s. Nel caso di approvazione la Calabria conquisterebbe il primato di Regione d’Italia ad avere un piano programmatico per la diffusione e l’imposizione della scuola gender. E non senza costi, soldi pubblici, per dare forza a organizzazioni che hanno di mira un’azione volta a prescrivere una visione che renda sempre più liquida la nostra identità sessuale.

E come non essere entusiasti di un cotanto primato, assai necessario per il progresso e lo sviluppo del territorio di Calabria? Altro che impegno per lo sviluppo economico, il lavoro che non c’è, le infrastrutture assenti, tutto può aspettare, ci sono altre priorità, e questa del gender è fondamentale!
Cerco però di capire per cosa è fondamentale tale disposizione!

È risaputo che la scuola gender ha lo scopo di favorire un’indifferenziazione sessuale, cioè togliere importanza al dato biologico sessuale, a favore del dato culturale, quello che va di moda.

Favorire la divulgazione nel corpo sociale calabrese dell’ideologia di genere, con la scusa di contrastare presunte discriminazioni e violenze, si scontra, però, con congetture che non trovano riscontro. Non sarà che ai veri destinatari e protagonisti di tale proposta di legge, cioè le associazioni LGBTIQA, verrà data la possibilità di collaborare con le Aziende sanitarie locali e con i servizi socio assistenziali per “aiutare le persone ad accettare il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere”? Gli adolescenti si troveranno, così, a dover affrontare lezioni di educazione sessuale nei consultori e a scuola da associazioni che promuovono la fluidità sessuale con la scusa di combattere le discriminazioni.

Mi chiedo: la Regione Calabria è in questa direzione che impegna i suoi ingegnosi legislatori? Cresceremo senz’altro, come Regione, con questi tipi di geni legati allo scioglimento dei valori umani e del rispetto della natura.  

Riscontro un criterio: quello della liquefazione territoriale a più binari, a dispetto della mancanza di infrastrutture che consentano un sano sviluppo del territorio. In questi casi, infatti, si cerca anche di viaggiare velocemente, sia sul fronte fusioni territoriali, sia su liquidità sessuale. E non si mascherino questi, che sono suicidi territoriali, con fanfare di falsa civiltà.

L’impegno di ogni amministratore è volto a favorire il recupero delle proprie radici culturali, identitarie, etiche, spirituali, piuttosto che finanziare porzioni di morte annunciate, volte a confondere, a generalizzare, con la scusante della discriminazione che nella mia terra non può attecchire, poiché la Calabria ha storia millenaria di generosità, accoglienza, mai discriminante, è culla di civiltà quando la civiltà non si sapeva cosa fosse. A me piace guardare avanti, come alla maggior parte della buona gente calabrese, che suo malgrado si trova a lottare con anguste menti che insistono a guardare e far guardare a ritroso, e a non dare il senso alla natura di senso. 

Auspico un vaglio oggettivo sulla opportunità della proposta di legge suddetta, soprattutto che prioritari diventino le attenzioni ai bisogni reali dei Calabresi, a iniziare dalla dignità del lavoro, dello sviluppo economico, della tutela della bellezza storica e culturale, ereditata.


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