domenica 21 ottobre 2012

Per una Teologia comunicativa




Innamorati della bellezza spirituale, ci ricorda s. Agostino (Regula ad servos Dei, 8, 1) e, non senza stupore, ci poniamo alla ricerca di un messaggio centrato sui valori più profondi e sugli aspetti più umani della vita, a incominciare dalla comunicazione, muovendo da Colui che ci dona la vita, unendoci alla Sua umanità, frammento incommensurabile per la salus animarum, nell’anno dedicato alla contemplatio e quaestio della fede, germoglio nell’intelletto per una sana conoscenza dell’Infinito che parla e ci parla.
 
Comunemente si dà della comunicazione un’esplicitazione empirica: comunicare è dire qualcosa a qualcuno. Oggi, poi, il comunicare, il dire qualcosa, ha ampliato enormemente il suo raggio di direzione, a livello universale, in seguito al grande mondo della rete, con un innovativo metodo di comunicazione dell’immediato, di crescita esponenziale sul piano globale, al punto che i fruitori del ‘messaggio’ in tempo reale non si possono nemmeno più calcolare. Questa concezione empirica, alla luce delle nuove tecnologie, in cui si comunica sempre più senza vedere il volto dell’altro, ha fatto emergere con chiarezza la difficoltà maggiore della comunicazione, ossia il suo avvenire spesso solo esteriormente, mantenendosi sul piano delle nude notizie, senza che chi comunica e colui che riceve la comunicazione vi sia coinvolto più di tanto.

Non mi sembra, pertanto, inopportuno tentare di dare della comunicazione una descrizione ‘teologica’, che parta cioè dal comunicarsi di Dio agli uomini. Il gesto di comunicazione più radicale della storia dell’umanità, nel nostro essere cristiani, lo si evince nel sepolcro di Gesù. Lo Spirito Santo comunica al corpo di Gesù la potenza stessa di Dio e, comunicandosi a Gesù, lo Spirito si comunica all’umanità intera, aprendo la via a ogni comunicazione autentica, poiché comporta il dono di sé.

La comunicazione sarà dunque, anzitutto, quella che il Padre fa di sé a Gesù, quella che Dio fa a ogni sua creatura, quindi quella che noi ci facciamo reciprocamente, sul modello di questa comunicazione divina. Lo Spirito Santo pone in noi caratteristiche quali la dedizione, l’amore per l’altro:
se l’uomo è segno altissimo dell’immagine divina, se questo segno è dato dalla sua libertà, soprattutto, ecco allora che la società degli uomini non può avere altro tessuto connettivo che quello della carità, una carità ovviamente che va ben oltre una solidarietà esistenzialmente necessitata, che urge di azioni di responsabilità, di coraggio, di giustizia. Siamo opera del creato e questo già ci regala una dimensione straordinaria del nostro essere Persona con cui produrre costrutto nella comunicazione quotidiana. Ne consegue che ogni nostra comunicazione ha alla radice la grande comunicazione che Dio ha fatto al mondo del  Figlio
suo e dello Spirito Santo, attraverso la vita: il dato fondamentale di Dio è che, oltre a comunicarsi, si dona all’uomo: la teologia è una grazia attestante la confidenza di Dio che rende l’uomo partecipe del suo mistero.
 
Ogni comunicazione, pertanto, deve tenere presente quale elemento fondante è la grande comunicazione di Dio, capace di dare armonia e misura a ogni segno comunicativo: un segno sarà tanto più comunicativo quanto non solo comunicherà informazioni, ma metterà in relazione le persone, unendole e mai separandole. Ecco perché la comunicazione di una verità astratta, anche nell’insegnamento religioso, appare inadeguata rispetto alla piena comunicazione che si radica nel dono di Dio all’uomo. Essere testimoni credibili è, quindi, il dato essenziale per una buona comunicazione. Infatti, ogni menzogna esplicitata è rifiuto di questa comunicazione: se ci si affida con coraggio all’imitazione di Gesù, sappiamo di essere anche veri e autentici; quando, invece, ci si distacca da questo spirito, si diventa insignificanti e per niente comunicativi.

La comunicazione suppone, pertanto, una dedizione leale, trasparente, un cuore che si dona in gratuità e che quindi è capace di muovere il cuore degli altri. A questa stessa dedizione Dio Padre ottempera: Egli, infatti, non trasmette solo precetti, piuttosto è scambio dei cuori nella grazia dello Spirito Santo. Perciò sue caratteristiche sono la reciproca fiducia, la comprensione dell’altro, la misericordia.

Un uomo, infatti, che abbia pronta la volontà a credere, ama la verità che crede, riflette su lei e l’abbraccia con le ragioni che può trovare (Tommaso d’Aquino, S. Th., II-II, q. 2, a. 10).


[Foto: Michelangelo, Creazione di Adamo, Cappella Sistina]


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