mercoledì 10 ottobre 2012

Dell’attualità sociale e politica di S. Caterina da Siena si è discusso al Convegno Provinciale dei Laici Domenicani




Nella mirabile cornice del Centro Mater Divinae Gratiae delle Suore di Santa Dorotea di Cemmo, Brescia, si è svolto dal 28 al 30 settembre 2012, il Convegno Provinciale dei Laici Domenicani. Il tema su cui si è discusso è stato: “Predicazione domenicana al femminile: S. Caterina da Siena. Dinamicità ed analogie tra il suo tempo e il nostro”.

Il Convegno, organizzato dalla Presidente Provinciale del Laicato Domenicano, Irene Larcan, assistita dalla sapiente guida del Promotore Provinciale del Laicato e della Famiglia Domenicana, Fr. Raffaele Previato, O. P., ha visto la presenza partecipata del Priore Provinciale, P. Riccardo Barile, O. P., del suo Assistente, Fr. Alessandro Fanti, O. P., e di numerose Fraternite Laiche Domenicane convenute per l’evento. Lo studio proposto dalla relatrice, Dott.ssa Maria Francesca Carnea, si è concentrato sull’esempio volitivo di Caterina da Siena, alimentando una riflessione suggestiva e di reale esortazione per il nostro tempo. Affascinante è risultato il desiderio di confrontarsi e condividere, nei gruppi di studio, la conoscenza e del ruolo e della predicazione di Caterina da Siena, laica, Dottore della Chiesa, Compatrona d’Italia e d’Europa e della sua efficacia politica, modello altresì di capacità comunicativa, testimone di speranza umana nella verità, figlia di S. Domenico nella carità operativa.

Di seguito, alcuni punti salienti della relazione:

[...] Incoraggia l’insegnamento di Caterina al superamento delle problematiche del tempo, quello suo e l’attuale, cercando soluzioni delle questioni con una capacità comunicativa esemplare e perspicace, attraverso la fermezza (L. 197), la perseveranza (L. 93), la volontà, tesoro tutto nostro (L. 195) e, soprattutto, esortando a: ‘Levatevi dal timore servile’ (L. 247), indicando sempre come strada la Verità. [...] Innestarsi nella profondità dei concetti cui Caterina ci chiama, rende luce al dono più grande che riceviamo e che siamo chiamati ad usare: l’intelletto, che ha come fonte prima l’Amore da cui proveniamo e, con S. Tommaso d’Aquino: più l’uomo pensa, più è il riflesso di quel pensiero sussistente che è Dio. C’è qualcosa di più che nasce dal profondo dell’essere umano che, in qualche angolo celato del cuore, fa fatica a volte ad affiorare. Ciò richiama all’assunto dottrinale “... l’intelligenza scopre...”(S. Th., I-II, q. 94, a. 2): se l’uomo è segno altissimo dell’immagine divina, se questo segno è dato dalla sua libertà, soprattutto, ecco allora che la società degli uomini non può avere altro tessuto connettivo che quello della carità, una carità ovviamente che va ben oltre una solidarietà esistenzialmente necessitata, e che urge di azioni di responsabilità, di coraggio, di giustizia. Siamo opera del creato e questo già ci regala una dimensione straordinaria del nostro essere Persona con cui produrre costrutto nelle nostre vite e nella quotidianità.

[...] ‘Conoscimento di sée di Dio, è fondamento nella dottrina di Caterina, del moto ascensionale dello spirito verso il superamento mistico delle verità intellegibili. È attraverso l’autentico riconoscimento di Dio che noi possiamo riconoscere in Lui la verità di noi stessi e della nostra vocazione, e arrivare all’autentico riconoscimento di Lui e in lui nei fratelli (L. 241). E ci indica le strade: la perfezione dell’uomo non può che realizzarsi attraverso il “desiderio di Dio”, secondo il modello del Figlio, il Cristo Crocifisso ‘Via, Verità e Vita’. Egli è il ponte della salvezza. (L. 272 a Fr. Raimondo). E l’uomo, per conoscere, ha a disposizione “tre porte”, le tre potenze dell’anima: la memoria, che è il Padre; l’intelletto contenente il lume della fede, che è il Figlio; l’affetto d’amore, la volontà, che è lo Spirito Santo. “Veruna di queste porte è liberamente in nostra possessione, ma solo la porta della volontà è in nostra libertà; la quale ha per sua guardia il libero arbitrio” (L. 319). Infatti, il Signore dice all’uomo: “Ti fò libero, cosicché non sia soggetto ad alcuna cosa se non a me” (L. 69). E “il peccato sta solo nella volontà” (L. 148): perché “nessuno, né demonio, né altra creatura può costringere l’uomo ad un solo peccato mortale, se egli non vuole” (L. 69). [...] Il suo pensiero muove verso il riconoscimento del valore e della dignità della persona umana, nonché della strumentalità della società rispetto al destino eterno della persona. 

Mette ben in evidenza (L. 123) come tre sono i peccati fondamentali dell’uomo politico: evitare la contesa, rimandare la decisione e tollerare il male. Peccati che ella riassume nel: “Sonno della negligenza”. [...] È strenua sostenitrice del talento, Caterina, esemplare l’incitamento a non sotterrarlo (L.121), il che implica anche il desiderio della conoscenza di sé e della conoscenza di sé nell’altro (LL. 69, 60, 226, 295, 333). “ ... come l’uomo non è nulla di per sé e non possiede nulla, così tutto ciò che è lo è in quanto lo può diventare, e lo può diventare realizzando se stesso” (LL. 68, 116, 123, 171). Pone la verità come condizione attraverso la quale l’uomo perviene alla sua conoscenza interiore, e deve essere sovrana, se non lo è, è schiava, per esempio del potere, per cui si rende cosa, piuttosto che persona. Essenziale per la verità è l’umiltà.

[...] È affascinante, seppure ardua, la sfida che si prospetta all’umanità, al nostro oggi, l’attenzione deve potersi riaccendere sul dato che non siamo ‘detentori’ di verità, semmai custodi perfettibili di un Tesoro Verità che siamo chiamati, sempre mendichi, a ricercare, nel senso più profondo del contemplare e comunicare agli altri il frutto della propria contemplazione, sensibilità precipuamente domenicana, ponendoci la questione non solo di ‘cosa sia buono’, ancor più di ‘cosa buono sia’ per la conoscenza della verità e per riportare la persona al centro del rispetto umano, discernendone il valore virtuoso.[...]

Dalle conclusioni: [...] destiamoci nell’armonia, sentendoci tutti interpellati a essere, con Caterina, esagerati ‘briganti’ d’amore, di verità, di giustizia, di pace, persone etiche, capaci di fare uso del pensiero critico: l’etica implica la contemplazione e l’interiorizzazione perché sia autentica, ed ha bisogno solo di persone libere, e la libertà, ha palesato Caterina, è l’essenza dell’etica e del testimoniare la Verità, dell’innestarsi in essa, nella sua manifestazione di fascino, di dolcezza, di immenso incoraggiamento dello Spirito.




Video: Nel dolce nome di Caterina da Siena  






Nessun commento:

Posta un commento