sabato 12 settembre 2015

L’esistenza umana è ancora preziosa per il cattolicesimo politico?


Ciò che rende l’esistenza preziosa e piacevole sono solo i nostri sentimenti e la nostra sensibilità, così scriveva Hermann Hesse. Bisogna tuttavia porsi una domanda: l’esistenza umana è ancora preziosa? Esistono sentimenti? È manifesta la sensibilità? Il pensiero dell’anima, riflettendoci, non mancherebbe di rispondere: certo, al camminarsi dentro tendono gli amici della verità. La realtà, ciò nonostante, testimonia tutt'altro, ancor più perché è comunicata imperversa confusione, e da ciò non si astrae il discorrere politico, divenuto banale e infruttuoso.

Nella comunicazione non conta il dire, piuttosto cosa e, soprattutto, come dire, ancor più conta testimoniare il proprio dire con il fare. Ogni ente, associazione con in seno il perseguimento sano di un bene, che è sempre prezioso, non germoglia per proselitismo ma per attrazione. Lo scopo del comunicare non è prevalere, offuscare, piuttosto conquistare. Le persone, prima di ogni cosa, hanno bisogno di sentirsi preziose, amate, accettate, poi eventualmente sfidate: essere Umani è fondamentale e la comunicazione ne caratterizza le modalità.

Tuttavia come è vissuto, con quali modalità è narrato il nostro tempo? Profetica è l’espressione di Caterina da Siena: “Avete taciuto abbastanza. È ora di finirla di stare zitti! Gridate con centomila lingue. Io vedo che a forza di silenzio il mondo è marcito”. Gridano e camminano le genti dalle centomila lingue, sembra che Caterina ancora una volta abbia visto l’oggi: la moltitudine che si muove dal mondo marcito cercando altrove il proprio vivere. Si levano le genti dall'assurdo silenzio dell’ipocrisia, delle apparenze, delle inconsistenze! E non si affidano alle istituzioni che non lavorano per le genti, per lo stato sociale, la giustizia sociale, non vedremo gli orrori che vediamo! Avete taciuto abbastanza. È ora di finirla di stare zitti!: essere conniventi significa essere parte del marciume creato.

Quanto sta accadendo nel Mediterraneo, nel Medio Oriente, con le trasmigrazioni delle genti dai luoghi di fame, distruzioni, guerre, narra l’incapacità dell’agire istituzionale e non è responsabilità politica ma di tutti i singoli politici e l’Europa dei popoli fallisce miseramente l’intento da cui era generato, sotto l’occhio ignavo dell’ONU. Non bastano accenni di accoglienza parlando di numeri piuttosto che di persone, il mondo è diventato un calcolo globale, portandolo alla confusione e al disordine. Viviamo il caos di un tempo persosi d’umanità. Si applica nella comunicazione di questo esodo un dire sterile, molte volte crudele, furbescamente votato alla salvaguardia del proprio sentire, concentrando l’attenzione sull’io nazionale piuttosto che sul noi che siamo popoli tutti in cammino. Sono riprese da tutti i media le moltitudini in cammino, in fuga dalle proprie terre ma con negli occhi il desiderio del domani che fugge dalla morte e guarda ai bambini come speranza del futuro. Sarebbe il caso di mettersi nei loro panni caro cattolicesimo politico? Non vengono a occupare un nuovo mondo, il mondo è di tutti, sono loro il nuovo mondo, il talento è nell'uomo, il potenziale umano è imprescindibile per l’umanità, essi sono consapevoli della distruzione da cui fuggono, la ripudiano, se ne dissociano andando in cerca di una strada nuova. Il mondo non è dei confini che l’uomo e i sistemi delle politiche avventate, piuttosto concentrate ad aumentare e conquistare vane glorie, hanno voluto delimitare: i confini nazionali sono stralciati dalla fame del mondo che cerca nuove frontiere, non barriere, cerca pace!

Una società di bisogni, di drammatiche condizioni umane caratterizza il nostro tempo, moltitudini di persone in cerca di speranza camminano la terra, inseguendo il senso della vita cui donare risposta. Ammirevole è il desiderio che porta l’animo dell’uomo a tentare di trovare risposte, concrete forme di supporto per la propria crescita umana e spirituale. È d’insegnamento precipuo a queste nostre società benestanti e corrotte, che guardano dall'alto, sedute su ciò che credono essere dato in esclusiva, addormentati, annichiliti, ipocriti.

Come si sveglia la coscienza umana? Gridando con centomila lingue!, dialogando, praticando carità, cercando soluzioni umane e possibili, non creando ghetti e nuovi campi di concentramento! È possibile mai che la storia non insegni niente?!! È possibile mai fare sonni tranquilli sapendo della gravità dei bisogni che albergano il nostro tempo?

Osservando l’umanità che si muove sulla terra, resa arida dall'egoismo, e spregiudicata per i propri interessi, senza Dio e con mammona da servire, guardando gli occhi dei bambini che non comprendono una vita non loro, ci si può accorgere che in questa umanità errante permane una passione dinamica che crede in un domani di speranza, che insegna a modificare l’aridità del cuore, che aiuta ad avere la dimensione dell’altro. L’Altro è estensione prima dell’umanità che si comunica, l’altro come se stesso, molte volte migliore di se stesso.

Le nostre società hanno sviluppato l’orrore nei riguardi della moltitudine: nella moltitudine l’individuo perde la sua identità, nella moltitudine noi non sappiamo chi siamo, la moltitudine è pericolosa e in nome di questa paura si permettono atroci sofferenze, si alimentano pensieri di esclusione, di decisioni affrettate, irruenti atteggiamenti, espressioni arroganti che eludono l’ideale virtuoso del fare bene per fare bene!

La politica, che ha smarrito il senso del suo fine, non sa rispondere: non può rispondere l’interesse personale rispetto al bene comune. Il pensare in piccolo, il pensiero piccolo, non potrà contenere mai un pensiero lungimirante, tanto meno comprenderlo. Fino a che si proseguirà nel ciarlare, così definiva Caterina da Siena il chiacchierare infruttuoso, fino a quando non ci sarà un’assunzione di responsabilità da parte dei politici, ancor più dei sedicenti cattolici che sonnecchiano, che non decidono, mancherà la consapevolezza della gravità in cui il mondo umanità si trova.

Bisogna credere che domani esisterà, senza tener conto dei nefasti ‘nonostante nonostante’, credere nell'umanità che anela la sua umanità, auspicando un domani della carità, del fare sano nell’arte della politica, mantenendo memoria e facendo tesoro dell’agire capace e coraggioso di chi ha saputo fare battaglie di umanità a sostegno della giustizia sociale, del bene sociale, soprattutto non sfuggendo le proprie responsabilità: per ogni essere umano l’altro è responsabilità di cui aver cura.

Passa Oggi, nome proprio di persona, e viene Domani, nome proprio di persone: un nuovo uomo soffre, una nuova donna non riesce a sfamare la propria creatura, una giovane vita rimane vittima della criminalità del mondo, nuovi occhi colmi di lacrime tracciano il sentiero del creato e gridano giustizia: Avete taciuto abbastanza, è ora di finirla di stare zitti poiché, sovviene Shakespeare: Vivi per essere la meraviglia e l’ammirazione del tuo tempo. E oggi è il tempo di innovare umanità per costruire, attrarre, conquistare, e questo lo potrà solo il senso buono del Noi, la cultura che è sensibilità, la poesia della vita che illumina i nuovi giorni, che rende preziosa l’umanità restituendole meraviglia e ammirazione, dopotutto, asseriva Dostoevskij: “Più scura la notte, più luminose le stelle, più profondo il dolore, più vicino è Dio!”.

[Foto: Michelangelo Buonarroti - Diluvio Universale]

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