lunedì 9 novembre 2015

A servizio dell’Altro: una politica della Provvidenza


Ho da sempre creduto che fosse il cuore il motore primo per occuparsi di questioni sociali, l’unico in grado di accostarsi con umanità alla politica, e lo dico da filosofa che pensa, da comunicatore che dà conoscenza. Da sempre ho fatto mia l’idea cateriniana di Riforma: togliere dal ‘giardino’ i fiori fradici e maleodoranti dei cattivi ministri e piantarvi ‘fiori odoriferi’ di ministri veri e santi. Un’idea, monito di assoluta lungimiranza, e quanto mai appropriata considerazione per il nostro oggi: e per la società civile e per Madre Chiesa. Senza passione e amore di fare bene con verità, il frutto non fruttifica, mi ricordava mio padre.

I principi intrinseci dell’agire umano sono le sue potenze: due spirituali, intelletto e volontà; due sensitive: l’appetito irascibile e l’appetito concupiscibile. (S. Th., I-II, q. 23, a.1).  Affinché poi queste potenze conducano rettamente l’uomo al suo fine, abbiamo le quattro virtù cardinali - habitus boni -: la prudenza per l’intelletto, la giustizia per la volontà, la fortezza per l’appetito irascibile, la temperanza per l’appetito concupiscibile. (S. Th., I-II, q. 61, a. 2). Infatti, per agire bene noi dobbiamo anzitutto scegliere i mezzi adatti (prudenza); poi salvare i diritti altrui (giustizia); difendere la propria persona e i propri beni contro i vari pericoli (fortezza); e conservare la giusta misura nell'uso dei beni esteriori (temperanza). (S. Th., I-II, q. 61, a. 3).

Ecco dimostrato come i principi intrinseci dell’agire umano non siano un dato materiale ma essenzialmente etico: in essi è contenuto il bene morale. Ora, la morale ha il carattere dell’integrità e della totalità. È una e i doveri sono solidali. Non si è morali rispettando un dovere e rifiutandone un altro. La morale abbraccia tutte le virtù, tutto l’insieme dell’attività umana.

Nella concitata ricerca di una buona politica, in questo perenne divenire, che continua la sua sfrenata corsa minacciando di travolgere tutto e tutti, siamo arrivati a una falsa modernità, impaziente di sostituire il nuovo all'antico, alla mania del nuovo per il nuovo, senza pensare se questo nuovo abbia in sé un valore che lo giustifichi e lo faccia preferire al vecchio, al già passato. Si dimentica troppo facilmente che anche il tanto decantato nuovo non ha di per se stesso valore in quanto nuovo, non è di per sé sinonimo di verità o di progresso, ma solo se a condizione che sia anche vero (nella vita intellettuale), buono (nella vita morale), giusto (nella vita giuridica), bello (nella vita artistica), perché la verità è sempre giovane e moderna poiché eterna. E l’uomo ha bisogno di verità, di verità desunte dalla realtà, dalla scienza delle cose, e non può accontentarsi di propugnare quello che sostiene una maggioranza sul verosimile, sul meglio, sul più giusto.

Un progetto politico che rimane nebuloso, non capace di prendere posizione e, quindi, falsamente impostato porterà inevitabilmente una falsa soluzione. Il principio di non contraddizione deve essere presente in tutte le discipline, soprattutto nelle questioni della politica poiché tendere al bene è in se principio di non contraddizione, determinazione di ciò che è. Il bene è nell'integrità del bene, nell'in sé, nella sua pienezza. Non c’è bene più ambito, compito più nobile dell’uomo che la ricerca della verità, ricerca che non può essere trasformata in un processo puramente convenzionale. Al contempo aspirazione più alta del fare politica è la centralità della Persona, i suoi bisogni e per questo operare. Scrive Tommaso: l’amor amicitiae è rivolto all'identità personale dell’altro, non a qualche sua bella qualità che ci procura vantaggio. L’amor concupiscientiae è, di contro, instabile: è fondato sull'utile o sul piacere che viene dall'altra persona; quando da questa persona non viene più utile, o quando abbiamo trovato di meglio altrove, questo amore finisce. (S. Th., I-II, q. 26).

Nell'amor amicitiae quindi si verifica una kenosi: lo svuotamento, uno ‘spogliarsi’ che assume l’altro e, dal di dentro, lo informa della propria natura agapica. Si capisce così come l’amicizia - comunione di cammino d’amore - sia immagine del dinamismo trinitario, fatto di unità e distinzione, distanza e intimità, raccoglimento e irraggiamento e, soprattutto, luogo di partecipazione a esso. Il contenuto di tale dinamismo di entrata-uscita, di venire da e andare verso è il mistero della communicatio: comunicazione della parte più profonda e costitutiva di sé. Nasce così il Noi.

Ora, poiché, tra l’altro, si assurge all'essere cattolici in politica, di un dato bisogna prendere atto: la diminuzione della fede, producendo la diminuzione della verità, induce, per forzata conseguenza, il traviamento dell’intelligenza umana. Per analogia: la diminuzione della virtù ‘servizio’, della morale nella politica, alimenta la corruzione e il fare affaristico degli inutili idioti o dei soliti mediocri.

L’uomo per la propria debolezza scompone ciò che in Dio è unito nella sua semplice unità: ovvero distingue le affermazioni politiche dalle affermazioni sociali e queste da quelle religiose. Ergo: avere un’aspirazione non cambia le cose tanto quanto una decisione, ciò è categoria propria del fare politica: non è solo desiderio, è prendere decisioni, è avere responsabilità per le stesse, perché non lo fai per te, ma lo fai per Alii. Ambizione ardua è il porsi a servizio dell’Altro, nobiltà d’esercizio che si compie solo quando si è puri negli intenti, genuini nella proposta, testimoni di verità, culturalmente preparati, staccati dall'ego, soprattutto persone libere. Il pro bonum facere, è ispirazione di qualcosa di più grande del semplice pensare umano. Ora, chi, parlando esplicitamente di qualche cosa, ignorasse che parla implicitamente di Dio, poiché di servizio al Suo progetto, essendo ognuno di noi, Persona, Suo progetto, parlando esplicitamente di qualche scienza, o perseguendo proponimenti di fare politico, ignorasse di parlare implicitamente di teologia, sappia almeno che egli non ricevette da Dio che l’intelligenza assolutamente necessaria per essere uomo.

Finché, dunque, l’arte del governo della cosa pubblica non comprenderà che l’uomo è portatore di un progetto non suo, ma di Dio, che la politica emotiva non è politica, che l’emotività non è il soggetto della politica, soggetto della politica è, piuttosto, l’intelletto speculativo che induce all'azione responsabile, capace sicuramente di emozionare, toccare profondamente l’anima, nell'esercizio pratico della “carità intellettuale”, soprattutto ponendo al centro della sua azione la Persona, fino a che non comprenderà ciò, non potrà credere di migliorare la società senza il necessario impegno per il raffinamento delle persone. 

È dalla conversione del cuore, da una presa di coscienza, che scaturisce la sollecitudine per l’uomo che fa avvertire come onere l’impegno per risanare le istituzioni, gli organismi, le condizioni di vita antitetiche alla dignità umana. Una crescita interiore che non s’impegni per i miglioramenti sociali è soltanto apparente e, un impegno politico non sorretto da valori interiori, è debole oltre che di breve durata. Anelare al senso sano della libertà è un dovere. Bisogna, quindi, penetrare la modernità di fervori etici, i soli che danno fondatezza all'evoluzione umana completa. La metodologia politica deve essere sorretta da un’antropologia qualitativa, dalla chiarezza propositiva, che miri a ottenere la fiducia autentica dei cittadini sempre più lasciati soli e sfiduciati.

Caterina da Siena, non mi stancherò mai di ricordarlo, nella straordinaria opera di mediazione politica di cui si rese protagonista, mise in guardia dai tre errori fondamentali dell’uomo politico: evitare la contesa, rimandare la decisione, tollerare il male, errori che riassume nel “sonno della negligenza”. Come non considerare l’allarmante attuale monito? La perniciosa applicazione nei sedicenti politici del sonno della negligenza continua a generare confusione, inganno, malaffare. Il nostro stato sociale vive nell'oblio e ingiustizia che è perpetrata ai danni dei più deboli: non si può non reagire di fronte all'umanità bisognosa di lavoro, di una casa, di pane, di buona salute, di scuola efficiente, una realtà umana resa sempre più ‘scarto’, come Papa Francesco più volte ha definito, e per cui ammonisce i potenti della terra che permangono sordi e indifferenti, e sordi e indifferenti sono anche coloro che si ‘credono’ -poveri illusi- potenti.

La politica è servizio di chi non ha voce, non deve argomentare questioni strumentali nei buoni palazzi mentre gente rischia di trovarsi senza un tetto e senza un pezzo di pane. Perché non si reagisce? Aprendo gli occhi ci accorgiamo che la povertà di chi dovrebbe agire pro bonum facere non è materiale, piuttosto di aridità dell’anima, di povertà di cuore e in esse trova domicilio lo sconvolgimento di un tempo di confusione, di cinismo, di furbizie ignobili, di malsano senso di controllo, di narcisismo votato all'idolatria dell’ego sum.

Credo che oggi, più di ieri, sia urgente identificare il verum con il factum, al fine di poter avere conoscenza vera solo di ciò che è fatto chiaramente. E, mentre alle cose di Dio ci si accosta con molta scrupolosità, poiché trascendono i nostri limiti conoscitivi; allo stesso tempo, l’agire politico non trascende i limiti conoscitivi, ne verifichiamo fattività che, nel caso di poca responsabilità operativa, condiziona il tutto e non solo la parte del cammino verso un bene comune: ogni azione genera una reazione ed è da irresponsabili non tenerne conto.

A tal fine anelo – cose ardue – ma per me imprescindibili: a un fuoco di verità nell'azione politica, di pulizia, trasparenza, non centralità, onestà intellettuale, democrazia e, soprattutto, servizio per i valori cui tendere, andare incontro alla realtà mettendo al centro la persona. Un fuoco di verità che doni calore, che incendi l’anima e che sani le ferite di una società continuamente ferita. Anelo alla libertà dell’essere e dell’agire!

La mia non è una posizione meramente morale per il nostro oggi, piuttosto una posizione politica. Bisogna rilanciare il Dialogo della Costruzione, quello che ci permette di affrontare e superare i problemi. Un coraggioso e vigoroso stimolo di speranza, per un orizzonte di decisa lungimiranza costruttiva, affinché l’impegno sociale abbia un senso di consistenza valoriale concreto, poiché concrete sono le Persone per cui si opera e dalle quali si riceve il dono più grande: la fiducia.

[Foto: Elisabetta Sirani - La Giustizia, la Carità e la Prudenza] 

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