venerdì 7 ottobre 2011

Ma in mano di chi siamo?

A chi affidarsi e, soprattutto, di chi fidarsi? È l'interrogativo che ogni singolo cittadino, onesto lavoratore viene a porsi di fronte alla verità della politica italiana e, ancora di più, di fronte ai nostri politici italiani. Ma in mano di chi siamo? È da porsi veramente l'interrogativo. Affidiamo la gestione delle nostra vite, nonché i sacrifici del nostro impegno lavorativo alla negligenza di chi nella sostanza dell'amministrazione pubblica cerca invece il modo più semplice per pregiarsi di poltrone, benessere e privilegi.


Prova qualcuno a dire: mai fare di tutta l'erba un fascio. Ma come nella risposta del concreto vivere quotidiano non rammaricarsi della verità-disastro dei molti lavoratori italiani che si vedono portare in piazza dai "sindacati" per poche mila lire mentre questi stessi si pregiano di milioni mensili; come non rammaricarsi della deficienza occupazionale che nel Sud Italia tocca delle punte di allarme sociale nonché di tragiche storie di famiglie ancora una volta costrette a partire dalle loro terre pur di avere un lavoro; come non rammaricarsi delle inefficienze istituzionali a tutti i livelli della giustizia giustizialista sempre più lontana dalla sana Scientia luris; e la sicurezza sociale?

La gente ha sempre più paura dell'ombra criminale che sembra soffiare a crescita incontrollabile, funzionari, servizi speciali, controlli a tappeto e quanto altro di spesa pubblica, con il risultato di un continuo e costante allarme del cittadino nell'insicurezza della propria incolumità. La sanità con le speranze della gente sempre di più affidate, per chi crede, in Dio, più che nelle strutture ospedaliere in molti casi non massimamente efficienti. La fiducia del cittadino si ritrova sempre più tradita e stanca di parole parlate e non seriamente pensate, indignata per l'evidente forma menzognera che porta i nostri politici a lottare tra di loro a discapito di ciò che la gente chiede. Un atteggiamento che comporta la mancanza seria di punti di riferimento stabili, una perdita di ideali che partono dal sentimento di chi crede veramente e che quindi porta a quella verità che vede l'amministrazione pubblica del nostro stato nelle mani e nelle e nelle parole di tanti “Pinocchi” buoni a sottovalutare tutto ciò che è bene per chi li manda al potere, ma a salvaguardare il proprio bene.

Non era inverso l'approccio politico? Vale a dire: non era il popolo a stabilire ciò che desiderava e il politico ad eseguire dietro mandato? Oppure, come oggi purtroppo è in voga:; il politico propone e il cittadino disarmato deve accettare senza possibilità di scelta? C'è stata un'inversione d'Ordine e nessuno se n'é accorto? O è così che l' ''ordine'' deve rimanere perché fa comodo a tanti? Certo è che ancora il buon senso per la gestione del bene pubblico si deve trovare ed è anche vero che non si può sperare di risolvere le problematiche sociali incentivando l'azzardo delle lotterie. Uno stato deve potere fare affidamento sulle potenzialità, sviluppo, occupazione; non può pensare di lenire i bisogni del cittadino che per un suo miglior benessere punta la sua speranza auto tassandosi con le lotterie varie. Sono speranze di fumo e non di cose concrete che non fanno altro che produrre speranze esagerate annichilendo così le volontà serie di eventuali azioni propositive di pensiero sanamente pensato.

Ed è questa la risoluzione programmatica di uno stato europeo? Sono questi i fatti concreti che determinano e qualificano la produttività e la crescita di una nazione? Se così è, come purtroppo sempre più sembra, è proprio da ricercare e riscoprire il Buon Senso in una più cosciente e ponderata riflessione che ci porta a dire: ma in mano di chi siamo

[Foto: Morte di Giulio Cesare]

(Pubbl. su L’Attualità, Febbraio 2000) 

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