lunedì 2 luglio 2012

L’amabile sentimento della gratitudine



I caratteri generali del linguaggio quotidiano velano profondi insegnamenti per la conoscenza filosofica dell’essere umano.  Afferma Tommaso d’Aquino: al contrario di Dio, che esprime tutto in un unico Verbo, “Noi dobbiamo esprimere frammentariamente le nostre conoscenze con molte e imperfette parole” (Super Ev. Io., cap. 1). Inoltre: “Giacché i principi essenziali delle cose sono da noi sconosciuti, spesso per significare l’essenziale, che non raggiungiamo, le nostre definizioni incidono su un aspetto accidentale” (I Sent. ds 25, q. 1, a. 1). Stimolante spunto e prospettiva, che ci aiuta a indagare circa l’amabile sentimento della gratitudine.

Tommaso scrive che la gratitudine è una realtà umana complessa: “La gratitudine si compone di diversi gradi. Il primo consiste nel riconoscere il beneficio ricevuto; il secondo consiste in lodare e render grazie; il terzo consiste in retribuire d’accordo con le possibilità e secondo le circostanze più opportune di tempo e luogo(S. Th., II-II, 107, 2). Asserisce, altresì, che la gratitudine deve, almeno nell’intenzione, sorpassare il favore ricevuto, e che ci sono debiti per natura insaldabili: quelli di un uomo in relazione ad un altro uomo e, soprattutto, quelli riguardo a Dio. In queste situazioni di debito impagabile, così frequenti alla sensibilità di chi è giusto, l’uomo riconoscente si sente in imbarazzo e fa tutto quello che è alla sua portata, tendendo a spandersi in un excessum che si sa insufficiente (S. Th. III, 85, 3 ad 2). Afferma, inoltre, che la mancanza di riconoscenza, l’ignorare, è la suprema ingratitudine (II Sent., d. 22, q. 2, a. 2, r.1), e che, solitamente, chi non ha sperimentato la gratitudine percepisce le relazioni umane o con l’utilitarismo o come un diritto. L’attualità del Dottore Angelico conforta.

Provare gratitudine è l’iniziazione alle relazioni propriamente umane, e costituisce un eccezionale incoraggiamento per il benessere sociale. È espressione della maturità umana che, manifestandosi, la nutre  e accresce, suscitando la magia del dialogo e della corrispondenza dei cuori. Difatti, le persone inclini alla gratitudine si caratterizzano per un maggiore senso di vicinanza agli altri, ciò le aiuta a costruire credibili reti di solidarietà che costituiscono un fattore essenziale per il benessere individuale.

Tuttavia, non basta verificare cos’è la gratitudine, è necessario comunicare agli altri tale stato d’animo. Il fatto di ringraziare qualcuno produce maggiore benessere rispetto alla semplice sensazione di riconoscenza, diversamente, può nascere una sorta di tensione interna all’umano, che riduce quindi il senso di benessere. Capire cos’è la gratitudine vuol dire altresì sviluppare capacità di attenzione, quant’anche di ascolto. Per sperimentare tale amabile sentimento della gratitudine, scatenato da un dono di assoluta umanità, è indispensabile accorgersi che un innesto positivo è capitato nella nostra vita e, soprattutto, che quell’ innesto è stato provocato liberamente e intenzionalmente da qualcuno.

Diventa sempre più esteso nella società del nostro oggi, come anche nella chiesa, lo stato di conflitto.  Ognuno si sente solo creditore di fronte al prossimo e non tiene conto dell’altro; una sorta d’irragionevolezza umana impedisce di vedere le ingiustizie che si compiono, come anche il bene che Dio Padre continua fedelmente a produrre, poiché eccessivamente presi da un’insensibilità spirituale ai richiami della Parola, letta insufficientemente, in modo parziale, quand’anche in modo strumentale. È una società impegnata a enumerare le cose che ci sembrano importanti e necessarie, il potere prima di tutto, l’io, l’ambizione personale, trascurando le cose che già abbiamo e che non valorizziamo, prima tra tutto l’umanità. A ogni buon conto, l’essere grato implica essere umile; il superbo crede che tutto gli sia dovuto e per questo motivo non ringrazia per una benevolenza, né Dio, né gli altri.

La gratitudine pone le basi per ponti di comunicazione e di tenerezza tra le persone, favorendo un’assai feconda e fiduciosa convivenza, proprio perché non è mai a senso unico come sentimento, trattandosi di profonda reciprocità umana.

Coltivare il senso della gratitudine è elemento di intensa fertilità, oltre che naturale dato dovuto all’uomo, nell’alternanza del riguardo, perché donando si riceve e offrendo si ricompensa l’anima generosa, tuttavia, il dato fondamentale rimane la gratitudine a Dio per quanto ci permette di maturare, con slancio purissimo dell’animo, meravigliato di tanta profonda traboccante generosità. 

 
[Foto: Pier Leone Ghezzi, Allegoria della Gratitudine]

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