martedì 4 giugno 2013

Definizione di Fuga in Tommaso d’Aquino: reazione al male che addolora


Il termine passione esprime un’inclinazione veemente, un sentimento forte, una pulsione prepotente, difficilmente controllabile. Essa può essere sia buona, sia cattiva: è buona se è volta a uno scopo, un obiettivo moralmente buono e diventa, pertanto, virtù; è cattiva in caso contrario e, quindi, si trasforma in vizio.

S. Tommaso riserva ampio spazio allo studio delle passioni. Egli distingue tre significati del termine passio: comune, proprio e traslato. Nel significato comune vuol dire subire, ricevere (receptio); in quello proprio significa alterazione, vale a dire cambiamento qualitativo, e in quello traslato, impedimento.

"Nel senso comune la passione si trova nell’anima, come del resto in qualsiasi creatura, in quanto ogni creatura ha in se stessa qualche cosa di potenziale e per questa ragione ogni creatura esistente è recettiva di qualche cosa. Secondo il senso proprio la passione si trova soltanto là dove c’è movimento e contrarietà. Ora, il movimento si trova soltanto nei corpi, e le contrarietà delle forme e delle qualità soltanto nelle cose generabili e corruttibili. Perciò soltanto di queste cose si può dire che patiscono. E quindi l’anima non si può dire che patisce in questo modo: e anche se riceve qualche cosa ciò non avviene mediante trasmutazione da un contrario all’altro ma soltanto a causa dell’influsso dell’agente, allo stesso modo che l’aria viene illuminata dal sole. Infine, secondo il senso traslato, la passione può essere detta anche dell’anima: essa patisce in quanto la sua operazione viene impedita" (De Ver., q. 26, a. 1).

Propriamente quindi anche per Tommaso, come per Aristotele, le passioni sono movimenti dell’appetito sensitivo. Poiché l’appetito sensitivo è di due tipi: concupiscibile e irascibile, le passioni si dividono in due grandi gruppi, ciascuno dei quali comprende sei passioni fondamentali.
  • Nel gruppo dell’appetito concupiscibile abbiamo: amore, desiderio e piacere che sono pulsioni verso un bene prospettato; odio, fuga e tristezza che sono reazioni di fronte a mali incombenti, ma cui ci si può sottrarre agevolmente.
  • Nel gruppo dell’appetito irascibile abbiamo: speranza, audacia e ira, che sono disposizioni verso un bene di difficile conseguimento; disperazione, angoscia e accidia che sono reazioni verso un male cui si può difficilmente sfuggire. (I-II, q. 23, a. 4). 
Purtroppo, in conseguenza del peccato originale, "tutte le energie dell’anima restano in qualche modo private del loro ordine, che le orienta in modo naturale alla virtù: e tale privazione è detta una ferita della natura. Quattro sono le potenze dell’anima che possono essere soggetto di virtù, vale a dire: la ragione in cui risiede la prudenza; la volontà in cui risiede la giustizia; l’irascibilità (l’appetito irascibile), in cui risiede la fortezza; e la capacità di bramare (l’appetito concupiscibile), in cui risiede la temperanza. In quanto perciò la ragione viene privata del suo ordine al vero, si ha la ferita dell’ignoranza; in quanto la volontà viene privata del suo ordine al bene, si ha la ferita della malizia; in quanto l’irascibilità viene privata del suo ordine all’arduo, si ha la ferita della debolezza; e in quanto la capacità di bramare viene privata del suo ordine al dilettevole moderato dalla ragione, si ha la ferita della concupiscenza". (I-II, q. 85, a. 3).

In particolare, dopo il peccato originale, le passioni dell’appetito sensitivo tendono a seguire i propri impulsi e a sottrarsi all’impero della volontà.

Tuttavia, osserva S. Tommaso, le passioni dell’appetito sensitivo non agiscono direttamente sulla volontà, perché essa è una facoltà immateriale dell’anima, ma agiscono indirettamente e ciò in due modi: distraendola o impedendo il retto giudizio della ragione.

La volontà tende sempre a ciò che è bene o che la ragione le presenta come bene; ma la ragione può essere sopraffatta dalla passione, la quale o distrae o contraria la ragione o commuove e conturba l’organismo, al punto che taluno per ira o per amore può anche impazzire. (I-II, q. 77, aa. 1-2).

Nello studio delle passioni, in questo caso legate alla concupiscenza, il cui tema di riferimento è la “fuga” in San Tommaso, si mette in risalto l’aspetto umano che l’Aquinate descrive in alcuni passi della Summa Theologiae, sottolineando la differenza tra la “fuga” nel desiderio del bene da raggiungere e la “fuga” dal male che porta alla tristezza.

Nella S. Th. I-II, q. 23, aa. 2-3, Tommaso definisce la fuga come reazione al male che addolora, e ciò perché contraria al bene e perché occasione di male. Il bene, dice, può essere solo temine cui si arriva; poiché nessuna cosa fugge in quanto bene, ma tutti lo desiderano.
Nella S. Th. I-II q. 41, aa. 2 ad 2, ricorda poi come, secondo Aristotele, sia comune la fuga nell’appetito, non qualsiasi fuga dell’appetito, ma la fuga di uno speciale oggetto che costituisce il timore. Proseguendo, nella S. Th. I-II q. 42, a. 1, secondo Tommaso il timore è un modo della facoltà appetitiva, riprendendo Aristotele, che parla del timore come facoltà che si deve alla propensione e alla fuga. La propensione è individuata come bene, mentre la fuga come male. Ne deriva che qualsiasi moto appetitivo che implichi propensione, ha per oggetto il bene; qualsiasi moto implichi la fuga, ciò ha per oggetto il male. E, di conseguenza, poiché il timore implica la fuga, esso ha come oggetto il male.

Inoltre, nella S. Th. II-II, q. 125, a.4, San Tommaso evidenzia un dato particolarmente importante: se una persona per fuggire vilmente dei mali che, secondo la ragione sono meno gravi, subisce mali più intollerabili, non può essere scusato totalmente dal peccato, poiché, dice, la sua paura è disordinata. Rileva così come siano da temere i mali dell’anima rispetto a quelli del corpo, e i mali del corpo più della perdita dei beni esterni.

La fuga, ne consegue, è elemento da cui sottrarsi poiché impedisce il perseguimento del proprio bene e poiché diviene generatore di tristezza.


* L’articolo qui riportato è un estratto da Studio delle Passioni: Concetto di Fuga in S. Tommaso d’Aquino - Reazione al male che addolora. 

[Foto: Francois Edouard Picot, Amore fugge da Psiche] 


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