mercoledì 25 settembre 2024

PRATICARE IL BENE

Nel mio incedere mi lascio sollecitare dall'affascinante mito di Perseo. 
Siamo nel regno di Argo. Re Acrisio, aveva solo una figlia, Danae, ed era preoccupato per la successione. Consulta l’oracolo che gli fece un'amara rivelazione: sarebbe morto per mano di suo nipote. Acrisio allora, timorato, rinchiuse Danae in una torre, affinché non conoscesse uomo. Di lei, però, si innamorò Giove che, trasformatosi in una pioggia d’oro, fecondò l’inconsapevole Danae. Nasce Perseo e Acrisio, ancor più timorato, cercò di allontanare lo spettro della predizione, e mandò via madre e figlio dal suo regno. La povera Danae arrivò nella terra del tiranno Polidette che l’accolse speranzoso di poter conquistare il suo amore. Ma Danae non ricambiava l’amore del re. Passarono gli anni, Perseo divenuto forte e valoroso, volle riscattare la libertà della madre, e il tiranno -fidando di toglierselo di torno, poiché gli impediva di sposarla- gli chiese la testa di Medusa. Perseo riuscì a decapitare Medusa, grazie allo scudo-specchio donatogli da Atena per non rimanere pietrificato dal suo sguardo. Medusa era una delle tre sorelle Gorgoni, gorgòs in greco significa ‘spaventoso’. Medusa era l’unica delle tre ad essere mortale, ed era dotata di sorprendente bellezza, ma non bisogna fidarsi delle apparenze.

L'insegnamento che trasmette il mito di Perseo, oltre al senso amabile della conquista della libertà, è l'ammirevole coraggio di un figlio che, per non soccombere all’energia pietrificante, paralizzante, e quindi agli scempi umani, lotta con ardore per il bene, e insegna che non bisogna seguire l’istinto come le bestie, bensì usare la ragione e riflettere con l'ausilio di elementi di ragionevolezza. Perseo, infatti, non incrociò lo sguardo di Medusa, si riparò con lo scudo-specchio che si riflesse sul mostro. Non fu, quindi, impulsivo, irrazionale, iracondo, seguì con ponderazione, pacatezza, la conoscenza della natura superiore. Perseo vince, fieramente, combatte il caos e il male, e propone valori positivi, edificanti, costruendo la pace. Narra, così, la vittoria della luce sull’oscurità, del bene sul male che, in una prospettiva cristiana indica il percorso dell’anima verso la luce di Dio. 

Una volta presa la testa di Medusa, l’eroe la ripone in una bisaccia; ma anche da morta Medusa, se esposta, manteneva la capacità di pietrificare chi la guardasse. Fu utile a Perseo che la usò come scudo. Dal sangue che sgorgava dalla testa tranciata nacque Pegaso, cavallo alato che riporterà Perseo a casa. 

Pensai che, per analogia, la testa di Medusa, con i serpenti al posto dei capelli, il cui sguardo pietrificava chi la guardasse, si poteva identificare con i consociati a nocumento del territorio, con i manipolatori d'ignara gente, pietrificando al decadimento morale che, pedissequamente alle gorgoni manipolatrici, ammaliavano con l'apparenza. 

La scoperchianza, come le modalità agite di Perseo, fa specchiare chiarezza, inducendo il male a uscire dalla tana, come fa la verità con la menzogna.

Ecco la funzione della ‘scoperchianza’, base antropologica indispensabile per edificare ogni territorio alla conoscenza. Senza la determinazione a edificare comunità con la verità, non si può parlare di restanza, tanto meno si può parlare di resilienza, sarebbe un continuo inganno a danno della povera gente. Praticare il bene, il rispetto delle istituzioni, surclassa ogni infingimento, riporta fiducia, equità, senso del giusto, libertà.
Maria Francesca Carnea 

Tratto da “DISTINTA E DISTANTE. Cammino verso la scoperchianza” (MFCarnea)


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