sabato 2 marzo 2024

Calabria: inaudite intimidazioni alla Diocesi di Mileto

Sentita solidarietà esprimo al Vescovo di Mileto, S.E. Mons. Attilio Nostro, come anche ai sacerdoti, parroci di Cessaniti (Vibo Valentia), don Felice Palamara e don Francesco Pontoriero, che hanno subito inaudite intimidazioni.

Che la Chiesa di Calabria soffra, e non da oggi, non è un dato su cui tacere. L’uso strumentale delle cose di Nostro Signore ha destato scandali, alcuni resi plateali, altri sottaciuti, quasi a sfidare un territorio con forze brute che vorrebbero dominare su tutto e su tutti, anche su Dio. Ma, appunto, sono forze brute, malsane, che ammalano, rendendo tossico il territorio di Calabria, forze brute di cui occorre liberarsi, sempre più sottili nel loro agire, camuffato di buonismo, avallato da compiacenti sistemati nei vari settori istituzionali legati alla gestione del bene comune, e di quello privato. Ma la gente per bene di Calabria deve poter vivere il dono della vita, ricevere servizi, governare la sua economia, valorizzare i suoi talenti, senza condizionamenti costrittivi.

Ai soggetti di massomafia ricordo che Dio domina sul male e il male si vince con il bene che promana indissolubilmente dai cuori in cui alberga Gesù!

L’intimidazione con un proiettile spedito al Vescovo di Mileto, S.E. Mons. Attilio Nostro, come anche le azioni di prepotenza agite ai danni dei sacerdoti, sono un deprecabile attacco alla libertà della Chiesa di Calabria nell’esercizio del ministero, il cui servizio è rivolto a Dio, al suo Popolo, fratelli in Cristo, non a sistemi di prevaricazione, prepotenze, a uso strumentale di santi, parrocchie, feste patronali. È facile farsi forti con armi e proiettili, tanto quanto vincere facile per esempio le elezioni quando si presentano più liste a proprio favore, o quando si impedisce il voto libero condizionandolo, è facile vincere facile, ed è proprio dei mistificatori del male. Ma la gente è stanca di soprusi e illusionismi che danneggiano moralmente ed economicamente il territorio a scapito della sua credibilità.

Dai pulpiti delle Chiese si predica la Parola di Dio, si parla del Vangelo di Nostro Signore, non ci si fa voce di altri immondi esseri, né si opera per distrarre dallo spirito con l’ossessione dell’edonismo mondano, si pratica l’insegnamento che sgorga dalla Croce di Gesù, se ne incarna vita di passione autentica.

La Chiesa è Madre, ed ogni cristiano dovrebbe indignarsi per chi intimidisce la propria Madre.

Viviamo il tempo della Quaresima che ci chiama alla meditazione di ciò che è cuore della fede cristiana: la Santa Pasqua di resurrezione di Cristo. La Croce si incarna nella vita dei credenti che si innamorano del bene che trasuda Gesù per renderci figli degni, amati, pieni del Bene che salva e libera dalle forze malvagie dei corrotti, ipocriti filistei e sadducei senza tempo, albergatori degli inferi. Occorre vivere da risorti, cioè della consapevolezza del dono di chi ha dato la sua vita per ognuno di noi. Nella luce della Croce brilla non il dolore, ma la gioia della vita eterna, quella che rinsavisce gli animi chiamandoli ad innamorarsi di Dio, da Lui solo sgorga vita vera. È questo il servizio in cui si incarna la missione di Madre Chiesa che chiama ad agire in verità.

Faccio mie le parole di S. E. Mons. Attilio Nostro: “Certamente non saranno questi fatti di inaudita criminalità a farci piegare la testa. Al contrario reagiremo con forza pregando per questi fratelli che stanno portando lacrime e disperazione”. Queste parole sollecitano ancor più a cogliere l’invito del Pastore affinché “Si liberino definitivamente di tutto ciò che in maniera vigliacca, anonima, criminale, delinquenziale, stringe questo territorio in una povertà che non è solo economica ma anche CULTURALE. Dobbiamo avere il coraggio di venire allo scoperto e dire il nostro no a tutte le forme di violenza e mafia. Dobbiamo urlare la nostra voglia di una società nuova, migliore e libera da ogni forma, nascosta o evidente, di oppressione o di schiavitù. Noi siamo il popolo più bello del mondo dobbiamo soltanto dimostrarlo”.

Sì, siamo il popolo più bello del mondo, troppe volte costretto a crescere con ferite territoriali causate da vigliaccherie. Ma la differenza la fa chi le lotta le vigliaccate con coraggio, per guarire da sistemi malati che non lasciano vivere con dignità e libertà. È possibile liberarsi da questo sistema malsano, la gente perbene di Calabria deve sapersi riscattare, non si può convivere con chi semina egoismo, ingiustizia, malvagità. 

Sia di luce,  per la Calabria, il motto scelto da S. E. Mons. Attilio Nostro, motto che trae ispirazione da un componimento poetico dal beato Francesco Mottola, calabrese di Tropea, fondatore degli Oblati/e del Sacro Cuore: “Pauper lucerna caelestia quaerens”, in tale componimento il sacerdote si paragona a una povera lampada che arde del desiderio e ricerca delle cose del Cielo.

Ecco, occorre farsi lampade, strumenti di pace, operatori del giusto, e ardere per le cose del Cielo, mai togliere lo sguardo dall’immenso che ci sovrasta, forza del sole che sorge ogni giorno, della luna che rischiara le notti, forze reali di un bene universale che non farà mai prevalere il male, piuttosto richiama all’attenzione le coscienze, rendendoci vivido umanesimo.

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