lunedì 13 agosto 2018

Si liberi la Calabria dal mascheramento dei traditori


L’elaborazione di pensiero equilibrato, basato su elementi di ragionevolezza, proprio dello stile intellettuale, non è mai sbilanciato verso coloro che non sono capaci di apportare un contributo sano, personale, autentico alla società, questi, piuttosto, assurgono ad adulatori sterili, replicando infelicemente ciò che già è stato inciso dal tempo, ovvero: sono servi dell’apparire al soldo della corte di, parafrasando Papa Francesco, inutili idioti. Chi non è padrone di sé, è facilmente occupabile, asseriva Antonio Rosmini e, aggiungo, da stoltezze di altri! Ed è qui il mascheramento dei traditori: esso determina un passo di strabismo, una posizione doppia e obliqua di decadenza dell’uomo, rispetto alla storia, rispetto alla sua edificazione umana.  

La nobile cultura greca - che è anche nella radice della mia Terra di Calabria -, ha trasmesso al mondo, all'Europa, soprattutto, l’idea di razionalità come confronto critico. Fu grande evoluzione umana, cui si aggiunse, successivamente la più grande rivoluzione intrisa di umanità: il cristianesimo. Sostanziale è la parola rivoluzione cristiana, e la ragione di ciò, ci ricorda Benedetto Croce, è che la rivoluzione cristiana operò nel centro dell’anima, nella coscienza morale, conferendo risalto all'intimo e al proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virtù, una nuova qualità spirituale, che fin allora era mancata all'umanità. I primi cristiani reputavano che fosse la coscienza a dover giudicare il potere, non viceversa, per questo, la coscienza, quale ultima corte di giudizio nei confronti del potere politico, in unione con l’etica dell’altruismo, è diventata la base della nostra civiltà occidentale, il nucleo vivo di tutte le dottrine etiche che sono sgorgate dalla nostra civiltà, alimentandola. Ama il prossimo tuo, dice la Scrittura, e Non ‘il tuo clan, squadra, o setta che dir si voglia’.

Non sarebbe il caso di ridestarla la coscienza, di tenerla presente nelle questioni attinenti il bene comune? Non sarebbe più opportuno evitare derive, ormai prossime, nei nostri territori, facendo memoria della sostanza della mitezza rivoluzionaria che, innestata in radice di ragionamento e, intrisa dell’essenza cristiana, riconosca voce rinnovata alle realtà socio politiche locali superando, altresì, la ridicola nanitudine pro-locale? Non sarebbe il caso di rimuovere maschere e traditori del bene comune? Il fare e il dire bene, determina un effettivo progresso dei territori, liberi da retaggi promiscui che generano solo discriminazione e povertà certa. Il valore della politica si evince dal valore dell’uomo, dalle sue capacità, senso di responsabilità, lealtà. In questa direzione la politica diventa speranza di concretezza per il reale bene comune.


Nessun commento:

Posta un commento