martedì 13 febbraio 2018

La ragione non frena gli “appetiti” disordinati, soprattutto in politica


Frenare gli “appetiti” disordinati dipende dal libero arbitrio, illuminato dalla luce d’intelletto. Oggi tale rifermento si è svuotato di contenuto, cadendo nel relativismo più sfrenato ed effimero. Ambire l’ambiguo, politicamente, non trova spazi di ragionevolezza nel savio intelletto. L’errore del disordine non muove, né ha la sua causa in un oggetto sensibile, che alletta la volontà senza costringerla, ma nella volontà dell’uomo che, lasciandosi invogliare da quel bene disordinato voluto, da soddisfare, si volge verso di esso, contro l’ordine della ragione e della natura. 

Tuttavia c’è una differenza tra il non sapere, l’ignorare e l’errare. Il non sapere è semplice negazione della scienza. L’ignoranza è privazione della scienza, come la credenza in falsi princìpi. L’errore è ritenere vero il falso. Si può essere ignoranti senza commettere errori; ma quando s’esprimono giudizi su cose non conosciute, o non volutamente intese, si erra. L’ignoranza ha natura di colpa quando s’ignora ciò che si deve conoscere.

È grave e acuto il distacco tra la realtà sociale e l’attuale fare politico che si è reso non credibile e del tutto estraneo al popolo, dimentico che al popolo deve rivolgersi e il popolo deve servire. È dato evidente che la cultura del relativismo, dominante e propria di menti interessate ai propri interessi, è il disastro doloso della modernità. Oscurare la luce d’intelletto, a fronte di valutazioni fantasiose e alquanto improponibili alla realizzazione del bene comune, simil legge elettorale, è quanto di più falsamente si può propinare alla società civile. Certo il relativista ha un fine: carpire l’attenzione della buona fede umana, poiché di essa si nutre e copre. L’autoreferenzialità, priva di etica e responsabilità, fino a ieri anonima e insignificante, impone e, con arroganza, suppone a sé servizio. Quanta ignoranza il mondo alberga, di quanta inutile e deplorevole inettitudine la gente si deve disilludere. Settarismo è la risposta, poiché da un boccale chiuso, ali costrette non possono spiccare il volo, né si alimenta speranza di alcun bene, poiché ciò che è concentrato su di sé, non genera bene, né feconda. È solo frutto di opera di altri. E seppure di maschere l’uomo politico si copre, poiché ha fatto sua l’indegnità, non tarda a farsi viva la verità di sé. Il relativismo è morte della società civile. Per contro, la forza della luce d’intelletto - che ha in sé purezza del cuore - genera, feconda, dona, in autentica originalità, pensiero proprio e vita di bene. La traccia autentica dell’umano sa discostarsi dal falso umano, e si considera, con ragionevolezza, che chi non è capace di tracce autentiche di sé rimane, alla sua vita, e alla società civile, inadeguato per sempre. 

Ora, si può errare per fragilità umana, quando si agisce sotto l’impeto di una passione. Tuttavia, l’impetuosità di una passione, che spinge verso un bene particolare indebito, si contrappone all'azione della conoscenza: la passione distoglie l’attenzione dell’anima dalla conoscenza e ci fa muovere nel senso contrario. Chi agisce per passione può avere una conoscenza generale, ma è privo della conoscenza particolare e la mortifica.

Ergo: quando il Popolo è chiamato a dare fiducia ad un candidato, il candidato non può dimenticare che deve rendere la stessa fiducia ricevuta ai propri elettori, non ai detrattori di Bene Comune. Chi continua a perseverare in questo danno immane, certamente ha fatto una scelta, che magari giudica lecita, i misteri delle fede sono infiniti. Magari è pure convinto di capire di politica, che con questo metodo cambierà le cose, ma come si può credere ad un esercizio di libertà per il bene, priva della GRAZIA che, da sola, dà il senso pieno delle cose? Come si fa a dimenticare che il dovere etico è imprescindibile dal bene? Come si fa a credere di perseguire un bene persistendo nell'ignorare che si avalla l’ipocrisia? Come si fa a parlare di bene comune quando di comune c’è solo la falsità? Come si fa a non andare oltre le proprie miserie umane? Come si può credere di cambiare qualcosa dentro tanta indecenza? Coraggio è parola cui si vuole attribuire contenuto di sostanza vuota. È urgente, invece, dare valore alle cose che contano davvero, e il Coraggio conta, come il Pensare. E riprendendo Luigi Sturzo, ho sentito la vita politica come un dovere, e il dovere dice speranza. Che non muoia, quindi, l’ideale, la passione sana, la dignità, poiché quando si parla d’amore, e il bene comune è amore, non bisogna dimenticare che l’amore non è un soliloquio, ma una profonda intesa dialogante innestata d’armonie.



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