“Dunque, io credo che un grande libro si giudica anche dalla bibliografia che pubblica, e la tua è grandiosa. Il bello di “Sociologia e spiritualità della comunicazione politica” è che, nonostante il tecnicismo della materia che il testo si impegna a descrivere, discernere e, forse, ad indicare come via maestra, ossia come una comunicazione politica dovrebbe essere affrontata e resa a chi vi accede o se la ritrova a casa, tu inviti o valuti sia opportuno farlo non solo tenendo conto di ciò che possiamo definire la realpolitik ma, anche e soprattutto, tenendo conto dell'elemento spirituale (qualunque significato si voglia dare a tale termine) che è insito nell'uomo. Uomo dunque come entità fisica e metafisica di cui alla fin fine la politica si deve o si dovrebbe occupare se è vero, come è vero, che l'uomo è un animale sociale.
Ciò detto, io che mi nutro anche di comunicazione politica, impegnandomi a leggere almeno tre quotidiani al giorno, vedere almeno un telegiornale, seguire i dibattiti politici in taluni canali televisivi sia nella loro striscia quotidiana che in quella settimanale, mi chiedo, il modello di comunicazione che tu proponi o quanto meno esponi, esiste in questo tempo, ne abbiamo dimostrazione, prova o, almeno, desiderio o proponimento di qualcuno che può farlo a farlo sul serio? Io credo di no.
Da che l’uomo è stato egli stesso mercificato da pochissimi potenti e potentati, non solo il mondo si è estremizzato e polarizzato, con l’effetto che chi è ai vertici di qualunque gruppo sociale ed economico vuole e pretende sempre di più, ma, anche, ha completamente abiurato la propria spiritualità educando, da almeno 30/35 anni a questa parte, le nuove generazioni alla regola del possesso di una merce di consumo, di un bene solido, di un totem da esibire, come unico strumento e valore di soddisfazione, appagamento, gratificazione fisica ma, ahimè, anche morale. Aver detto che i politici sono tutti ladri, che i preti sono tutti pedofili, gli islamici solo terroristi, gli ebrei deicidi che pagano il sangue di Cristo e bla bla bla, ha reso tutti più cinici e violenti ed insensibili di quel che già si era o si è per dotazione genetica.
Perciò io plaudo al tuo libro ed al tuo invito di una comunicazione politica qual dovrebbe essere, ossia attenta anche alla spiritualità dell’individuo, sempre però affermando e ribadendo che il cattolicesimo ha ben poco da insegnare al mondo avendolo dominato, massacrato e mercificato per quel che ha potuto, per innumerevoli anni. Per chiudere, dico ed attesto, che Nudità dell'Essere, che aveva già come sotto testo “Sociologia, Spiritualità, Comunicazione Filosofica Della Politica”, non so se usato come ulteriore definizione di ciò che il libro o tu ti proponevi, Nudità dell’Essere, dicevo è un testo per me di straordinaria importanza pur nel crogiolo di riferimenti “cattolici” di cui è intriso, proprio perché quell'Essere nudo che vi si descrive, seppur cattolico (e come potrebbe non esserlo nella tua prosa e nel tuo convincimento visto la parte di mondo in cui noi, io incluso, viviamo) è però universale perché universale è l’uomo inteso come “nous” e dunque allorché nudo ogni cultura lo veste degli ornamenti di dignità propri.
Per chiudere, mi chiedo come possa la comunità in cui vivi ed in cui sei inserita, per una “quaestio” scellerata, perdersi tutto questo nutrimento dell'anima che, coinvolgendoti in processi comunicativi seri, tu potresti donarle. Mah”. (FRANCESCO CRITELLI)
Non potevo esimermi dal pubblicare l’intera recensione. Che dire, mi commuovi ancora una volta amico caro. Ti ringrazio per quanto esposto, soprattutto per il 'Mah' alla conclusione del tuo esame critico. Spronare al possibile inesistente, anche nella comunità in cui vivo, è il mio pensare più ambizioso, ha il suo perché, anche per questo sprono alla conoscenza. Auspico che il tuo punto di forza che è la libertà espositiva, faccia riflettere. Mi conforta una certezza: ogni seme germoglia emancipandosi con la sua autenticità, nella NUDITÀ DELL’ESSERE!
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