giovedì 20 febbraio 2025

La vita va accompagnata non tolta

La vita va accompagnata non tolta.
È notizia delle ultime settimane che il Consiglio regionale della Toscana ha approvato una proposta di legge che istituzionalizza il suicidio assistito appoggiando attivamente le persone a uccidersi. Non mi parlate di progresso, né di libertà, non vedo né l’uno né l’altra, vedo piuttosto sempre più chiara via verso una società in cui le persone già fragili nella malattia, saranno considerate un peso, indotte verso la morte fatta percepire come cura, ma la morte, indotto suicidio/omicidio, non è mai una cura.

Davvero i cattolici in politica si sono estinti?! Di principi indisponibili se ne è persa la traccia?!

La separazione tra fede e morale è un principio protestante, non cattolico. Papa Benedetto XVI circa i principi non negoziabili asseriva: “La dissoluzione della concezione cristiana della morale è dovuta al fatto che preferiamo non parlare di Dio. Questa esclusione di Dio dalla morale e dalla vita pubblica avviene mediante la negazione di principi non negoziabili, ossia dell’estinzione di azioni, che non possono mai diventare buone. La loro esistenza ci dice che ci sono valori che non è mai lecito sacrificare in nome di un valore ancora più alto e che stanno al di sopra anche della conservazione della vita fisica. Dio è superiore anche alla vita fisica. Una vita che fosse acquistata al prezzo del rinnegamento di Dio, una vita basata su un’ultima menzogna, è una non vita”.

Fondamentalmente indisponibili sono la libertà e la dignità degli esseri umani. Può persino apparire paradossale sostenere che la libertà non cade nella nostra libera scelta, che cioè noi non possiamo in alcun modo portarla sul mercato dei valori per stabilire un eventuale scambio tra libertà e dignità da una parte, e altri valori dall’altra. Anche quando questo tentativo di mercanteggiamento viene compiuto, come accade nelle forme del multiculturalismo sedicente progressista, l’apparente nobiltà dell’operazione incontra il suo limite in una impossibilità di carattere speculativo. Faccio mia la nozione di bene di Platone che si colloca “al di la dell’essere”, per questo motivo non disponibile e anche resistente al divenire storico e alla pressione esercitata da altri presunti ‘valori’ che mirano, invece, allo spodestamento dell’indisponibile.

Il dono della vita va accompagnato nel tempo della criticità, non tolto, poichè la morte è un evento naturale. Alla morte va lasciata la libertà di manifestarsi quando vuole lei, non quando qualcuno decide di disporne come bene tutelabile dal diritto con cui cerca di farsi scudo. Non è un diritto la morte, è un dovere la vita da accompagnare con la minore sofferenza, il che non rende assassini alla società. Di contro, una società che continua a capovolgere il senso della vita, cercando di far emergere il peso di un malato e non la sua dignità di esistente, è una società fluida, immersa nel relativismo, votata alla inumanità.

Il suicidio assistito, modello di un’ideologia libertaria che attira alla morte, a mio avviso, non è altro che un omicidio, e inserito fra i trattamenti sanitari come morte terapeutica può generare solo indignazione. Sulle cure palliative si fonda il diritto a un fine vita dignitoso e non sofferto. Lenire il dolore, il più possibile, è dovere umano, e non è fatto solo di anestetici necessari, ma di presenza, di cura, di accompagnamento. La vita va accompagnata non tolta poiché “una vita che fosse acquistata al prezzo del rinnegamento di Dio, una vita basata su un’ultima menzogna, è una non vita”.


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