mercoledì 11 luglio 2012

Persona: nostalgia di trascendenza e libertà


Nel pensiero della cultura moderna si è, in qualche modo, ignorata la dimensione essenziale della persona umana: la sua trascendenza, il suo rapporto con l’Assoluto. Scriveva Paolo VI nella Populorum progressio: “L’umanesimo esclusivo è un umanesimo inumano”. Un aspetto importante dell’antropologia, principio che fonda letica tomista, è l’efficacia tra l’essere della persona e il suo agire: Agere sequitur esse.

Giovanni Paolo II, in Persona e atto, non esita a ricordare il rilievo dell’etica nella vita umana: “L’esperienza della morale deve interessarci particolarmente, in quanto i valori morali non solo determinano la proprietà intrinseca degli atti umani, ma fanno anche in modo che l’uomo come persona, attraverso questi suoi atti moralmente buoni o cattivi, diventi egli stesso buono o cattivo”. Perciò la scienza etica ha bisogno di una profonda conoscenza della persona e del suo atto. L’essere persone etiche, cioè capaci di fare uso del pensiero critico nell’impegno su cosa sia buono per la vita dell’uomo, implica contemplazione e interiorizzazione, richiede d’essere uomini liberi.

Scriveva Eraclito: “Tutte le leggi umane sono nutrite da una sola legge, quella divina: essa prevale, difatti, quanto vuole e basta a tutto”. La legge divina è fondamento e radice delle leggi umane, queste saranno leggi autentiche, secondo verità, se sono conformi alle leggi divine, e tale conformità le rende giuste. Effettivamente la legge regola i rapporti tra gli uomini, deve farlo però in conformità con l’essere dell’uomo, proprio per non essere contro l’uomo: soltanto un ordinamento che sia in accordo con la verità sull’uomo è un ordinamento vero e giusto; il contrario è corruzione della legge, ciò perché è ingiusto riguardo all’essere della persona. Una legge ingiusta è più violenza che legge, mentre una legge giusta, obbliga in coscienza (S. Th., I-II, 95, 2; I-II, 96).

All’elemento trascendente della persona, si associa, parimenti, dunque un’altra sua importante dimensione: la libertà.  La vita morale è vera unicamente se accompagnata dalla libertà: l’uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà. Tuttavia la libertà è pienamente attuata soltanto nella comprensione della verità. Inoltre, i rapporti tra gli uomini integrano, in più, le relazioni di gratuità. Come scrive san Paolo: “Pieno compimento della legge è l’amore” (Rm 13,10). Al di sopra, dunque, dell’ordine della giustizia si trova la Carità. L’originalità cristiana introduce, insieme alla morale della giustizia, la morale della Carità, costituendo un ordine etico più ricco e completo. L’amore ha un valore non soltanto teologico, ma anche filosofico, politico, giuridico, e ne risulta il culmine della giustizia (S. Th., I, 21, 3 ad 2).

In una società alienata dalle verità e dai valori trascendenti, le persone rischiano gli abusi, la prepotenza dell’ignoranza e dei condizionamenti occulti, e la libertà soffoca. Giunge, pertanto, di alto sollievo e di auspicio incoraggiante l’esortazione di Caterina da Siena: “Levatevi dal timore servile” (L. 247).
 

[Foto: Michelangelo, Sibilla Eritrea, Cappella Sistina]

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