lunedì 28 novembre 2016

Contro ogni autocrazia dico NO!

Nel tempo antico a condurre il 'regno' era la virtù, erano uomini moralmente affidabili e liberi quelli ai quali si rimettevano le sorti della patria. Chi governa deve essere uno specchio di virtù e, affinché non manchi di suscitare simpatia a Dio il nostro agire, la rettitudine deve essere resa credibile da una cultura che la illumina e la conduce. Diversamente, viviamo l'oggi spento, orfano di spirito e sapienza, l'oggi che non convince. E non è solo la terra a tremare, vacilla l'animo umano che affranto cerca risposte che, sa bene, non potranno giungere dall'inconsistenza partitocratica resa esanime per superficialità, accidia, pusillanimità. Tuttavia, ogni persona è abitata dall'Immenso ed è capace di trovare e trarre dall'Immenso il senso della propria esistenza, edificandosi: solo la cultura che illumina, conduce e dona vita sana.

Ritorni la persona ad essere al centro degli innumerevoli interessi sociali, le sue potenzialità non rimangano inespresse: questa è la peculiarità che conduce all'impegno per la casa comune! È il perenne conflitto tra regno del dovere: rettitudine, generosità, sacrificio; e il regno del piacere: cieca e tempestosa soddisfazione dell'istinto, furberia, sopruso. È un dualismo che, nella società civile, determina gli squilibri che viviamo. Una tragedia di cui prendere coscienza e, razionalmente, motivarsi per un agire umano capace di superare lo stato predominante della voluttà. 

Il triste spettacolo della corruzione rende maggiormente sofferta, negli spiriti colti, la sensazione che si sia persa la strada per raggiungere un bene comune. Assistiamo alle forsennate performance degli schieramenti politici che determinano divisione, frammentazioni nel popolo, sempre più sfiduciato, ma forse il fine del fare ciarliero è proprio questo: allontanare il cittadino per meglio potenziarsi e farsi servire! È opera di colpevole ignoranza, la quale viene surclassata dalla ricerca di una vita epicurea e del potere, magari per meglio nascondere la miseria della mente. La perdita di un’autentica vita spirituale, cui caratteristica è di dare valore al valore dell’umanità, fare acquisire scienza e coscienza di sé, sviluppare le potenzialità, ha imborghesito l’idea di fare politica, con la conseguente desensibilizzazione delle coscienze che, a giustificazione, fraintendono ad arte, confondendo e facendo passare per lecito anche il clientelismo delle campagne politiche: è in atto una sclerosi culturale. Coloro che si qualificano nuovi leaders, anche senza essere stati eletti dal popolo, spingono per una riconsiderazione della vita nella quale si propongono di raggiungere traguardi nuovi, ambiziosi, ma assai rischiosi per la democrazia che, già con affanno, respira nei popoli, al fine di prospettare il futuro, con gli occhi rivolti, tuttavia, soprattutto, al passato nostalgico del comando. 

La dimensione morale della Persona non la concede la livrea, la bandiera, i gruppi di appartenenza, i giochi dei sistemi di potere, ma l’integrità della sua mente! 

E mi dissi: nell'alterno avvicendarsi delle stagioni della vita, si esprime una poesia struggente di noi umanità, quella più profonda, che ci sopravvive, da cui l'animo accorto trae stimoli, rilanci immediati di natura spirituale: è sostanza da penetrare, quella cui tendere, che la mente di un Filosofo può abbracciare nella sua totalità speculare e pratica, con la stessa intensità e profondità con cui uno sguardo, perdendosi, carezzerà l'immensità del cielo. 

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