venerdì 25 maggio 2018

Creare valore sociale nel dibattito politico


Pensare di creare valore sociale trascurando o calpestando i valori spirituali e morali, è pura illusione nel dibattito politico. Opportuna riflessione parrebbe quella di riportare precisione nell'abuso linguistico, che molte volte si fa, dei termini: cultura, libertà, democrazia. Soprattutto bisogna, in qualche modo, valorizzare il beneficio del dialogo al fine di una sempre più consapevole civile società. Il rigore intellettuale non può che soccorrere l’impegno civile: se la cultura non aiuta a trasformare la società, a migliorarla, a donare prospettive e visioni di futuro possibile, liberando dalla confusione, non aiuta alla comprensione, essendo la cultura stessa strumento rivoluzionario. Se non contribuisce a ciò, risulta del tutto superflua. Solo indossando l’abito deciso, rilucente della scienza, del pensiero costruttivo, l’uomo potrà abitare le questioni socio-politiche, solo così sarà in grado di fornire strumenti di alto interesse, concreti punti di sviluppo per l’edificazione umana e per la vita della collettività.

Deve, altresì, saper applicare il dato sapienziale dell’indipendenza ma non essere indifferente, incardinarsi sul dialogo, sul confronto razionale, capace di controllo critico, supportato da elementi di ragionevolezza, che non si offuschino a contatto con i problemi quotidiani, o interessi particolari. Il fine del creare valore sociale è impedire chiusure, fratture ma, contestualmente, saper essere intransigenti sui valori etici.

Chiedersi altresì cosa sia cultura, è formulare domanda sul fondamento dell'esistenza umana. Vi sono però due tipi di esistenza: quella in grado di porsi davvero questioni, cercando realmente di capire; e quella che vegeta, parlando di cose che non conosce, appellandola come cultura. È, quest'ultima, l'esistenza dei negletti che, purtroppo, alberga gran parte della società nei più svariati ambiti e rappresentanze. È triste un'esistenza siffatta, ma è pur vero che si sceglie: o ci si impegna per il sazio dell'egoismo settario, o ci si impegna per il sazio dell'intelletto libero che edifica l'uomo e l'umanità, ampliandone orizzonti. Il sapiente non parla però di cultura, la fa! Il negletto vuole nobilitare l'aspetto vuoto della propria inconcludenza parlandone, alludendo, confondendo. Cultura viene da 'colere' che significa coltivare. Coltivare non il proprio orto, a propria immagine e somiglianza, rendendolo un ghetto di rappresentanza che chiede, vuole, pretende accettazione. Coltivare è, piuttosto, il variegato giardino di conoscenza e arricchirne struttura in pienezza, il che esula dai ghetti che ghettizzano ai soliti ignoti, e dona respiro ampio ad un sapere che cresce solo con il rispetto del dialogo e nel contraddittorio. Cultura è ancor più sensibilità e non chiede assolutamente visioni di parte, tanto meno interpretazioni astratte, strumentali e prive di fondamento. Cultura più d'ogni altra cosa lavora per il Bene Comune. Richiede altresì il rispetto degli astanti e contestualizza, mai allontanandosi dalla realtà o alimentando spaccature, poiché ha in sé la trasmissione della verità. Soprattutto non nega l'evidenza, non è omertosa, ma urla la sostanza della luce di intelletto. Cultura, come fondamento dell’esistenza umana, unitamente a libertà e democrazia di cui è aspetto sostanziale, chiede impegno serio, coerenza, costanza, non va d'accordo con la superficialità tendenziosa e oscurantista, quanto mistificatrice.

Cultura implica, altresì, generare l’esercizio del dialogo. Ergo: dialogare, entrare in relazione, interagire è principio di ogni democrazia, oltre che espressione di comprensione del criterio e rispetto della libertà di ognuno. Restituire alla società la fiducia del dialogo, resistere alla tentazione dell’isolamento, della parzialità di comprensione, ripristinare il rispetto del diritto della critica e dell’altrui opinione, sollecitare domande piuttosto che raccogliere certezze, è compito arduo ma necessario allo sviluppo del bene comune. Pensare di creare valore sociale nel dibattito politico, significa pensare sana dialogica cultura di libertà e democrazia.


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