giovedì 10 luglio 2014

Dignità della Persona umana

Appare sempre più chiara la necessità di partire dal concetto fondamentale di dottrina sociale della dignità della persona umana: se l’uomo è segno altissimo dell’immagine divina, se questo segno è dato dalla sua libertà soprattutto, ecco allora che la società degli uomini non può avere altro tessuto connettivo che quello della carità, una carità ovviamente che va ben oltre una solidarietà esistenzialmente necessitata. La carità, oltre che valore centrale dell’etica cristiana, è anche fonte inesausta di una vera civiltà.

Il bene comune trascende la prospettiva dei beni esclusivamente terreni e materiali, la loro gestione e il loro utilizzo nell’interesse della società; investe, invece, tutti i fini dell’uomo ed il fine complessivo stesso della sua esistenza. È la società al servizio dell’uomo e non già l’uomo al servizio della società, secondo anche una chiara tomistica concezione della sussidiarietà del pubblico rispetto al privato. La politica, gestione complessa di tutto il relazionale umano nella prospettiva del governo civile della società, si presenta come condizione indispensabile nell’esaltare la dignità dell’uomo, nel fornirgli gli strumenti per una vita migliore possibile, nel tutelare la sua libertà, nel garantirgli la giustizia nei contatti umani, in definitiva nel rendere questo mondo il migliore possibile, nell’attuazione di un bene universale comune.

L’uomo in quanto essere dei bisogni e dei desideri, non è solamente l’essere economico, né può essere soltanto quello politico. L’uomo è, piuttosto, un essere unico ed esclusivo, con la sua dignità, la sua ragione e la sua libertà essenziale. Ha bisogno di ragioni esistenziali, d’orientamento della libertà, di valori per i quali possa trascendere se stesso. Proprio perché libero, l’uomo è chiamato ad assumersi le responsabilità che da un lato gli vengono dal suo essere inserito nella vita civile e dal fatto di essere un soggetto morale, capace di distinguere il positivo dal negativo, dall’altro gli derivano dagli impegni professionali.

La dignità umana ci sta di fronte come domanda che attende una risposta. Per trovare una soluzione occorre un metodo adeguato. Il pensiero umano ha progredito sul cammino della verità nella misura in cui è stato capace di trovare le metodologie valide, tenendo conto di tutte le condizioni che comporta l’avvicinamento alla verità ricercata. Tra queste condizioni distinguiamo:

– l’attenzione per la totalità. La dignità umana riguarda la totalità dell’umano, nella sua unità e nella sua complessità. Non sono perciò tollerate soluzioni parziali. Ebbene, lo sguardo sulla totalità implica l’attenzione sia all’essere che al farsi dell’uomo, poiché egli è degno e si rende degno o indegno. L’uomo non è un essere isolato, bensì un soggetto personale che però convive in società e comunità umane; il suo farsi, disfarsi e rifarsi ha a che vedere con queste due sfere della sua esistenza: individualità personale e socievolezza;

– la trascendenza. Nell’uomo c’è qualcosa che supera l’umano. L’uomo in quanto essere finito, non si trova al mondo incidentalmente, né per necessità, non è un atomo privo di senso sperduto nell’immensità dello spazio. È frutto di un progetto, è un pensiero di Dio. Ha una vocazione e un destino trascendenti. La dignità umana non basta a se stessa, ma esige il fatto di entrare in relazione con l’assoluto;

– la terza è l’universalità. Ogni uomo è degno. Questa è la grande verità. Questa dignità originaria è connaturale all'essere umano, è un dono, un regalo. Alla dignità regalata si deve unire la dignità conquistata e la dignità gratificante. Distinguiamo che l’uomo è degno per ciò che è piuttosto che per ciò che ha. Il filosofo Marcel ha lanciato questa sfida all'essere umano facendo vedere come spesso gli uomini dimenticano il loro essere, dato che sono troppo preoccupati di dominare e di avere le cose del mondo. In realtà è all’essere che compete la supremazia sull'avere. Uno vale per ciò che è e non per ciò che ha. La dignità attiene alla sfera dell’essere più che dell’avere. Per questa ragione la si deve cercare partendo dalla totalità e percorrendo la via dell’essere dell’uomo. 

Ogni uomo è degno, è dignità, come dice Kant. La conquista della dignità, altresì, ha molto a che vedere con la promozione della giustizia. Dove non c’è giustizia non può esserci dignità.

La vita pubblica porta con sé alti incarichi, rappresentanze, dignità, deve pertanto rispondere a una realtà di giustizia, per realizzare il bene comune e per dare a ognuno il suo. L’uomo si rende degno conquistando la verità, dominando la materia nella misura in cui può plasmarla, in modo da lasciare la sua impronta nel mondo, e soprattutto compiendo le sue azioni con libertà e orientandole al bene.

Cfr. M. F. Carnea, Il concetto di giustizia in S. Tommaso d'Aquino, pp. 43-47.

[Foto: Giuseppe Carnovali -il Piccio- Aminta baciato da Silva]


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