domenica 22 luglio 2012

La verità è legge di giustizia


S. Tommaso d’Aquino ha mostrato una particolare finezza psicologica nella parte pratica della Summa Theologiae. L’Aquinate, infatti, pur non essendo un giurista, si occupò del diritto, come filosofo e teologo, con il fine di salvare il carattere morale del diritto e dell’ordine giuridico, problema questo tra i più importanti della filosofia del diritto. Diritto naturale, legge naturale e verità sono una identica cosa. Senza verità anche il diritto diventa privo di giustizia e di moralità; anche la verità è, infatti, legge di giustizia (S. Th., I, q. 21, a. 2).

Leone XIII, asserì: “La legge naturale, scritta e impressa nell’animo di ciascuno, non è altro che la ragione stessa, che ci comanda di fare il bene, e proibisce di fare il male [...] Legge naturale [che] è la stessa legge eterna, ossia la stessa eterna ragione di Dio creatore e reggitore del mondo, inserita nelle ragionevoli creature, e motrice di queste agli atti debiti e al fine” (Encicl. Libertas).

Intesa in questo senso la legge naturale, come legge divino-naturale, appare chiaramente la superiorità della concezione tomistica in confronto di quella aristotelica, perché sopra la lex umana vi è, per s. Tommaso, la lex naturalis, e sopra questa la lex aeterna o legge divina. Lungi dall’oscurare la grandezza e la libertà dell’uomo, questa dipendenza dalla legge di Dio, nostro creatore e legislatore, ne è al contrario la garanzia e il fondamento: libera da ogni altra schiavitù. Tutto ciò che mette l’uomo in contatto con l’assoluta perfezione che è Dio, gli accresce dignità e grandezza. Lo abbassa, al contrario, tutto ciò che lo subordina interamente a forze impersonali a lui inferiori, quali la materia, i vizi mondani di cui si rende oggetto.

Con Cicerone (Pro Cluentio, LIII, 145) possiamo ripetere che “Noi dobbiamo essere tutti servitori della legge per poter essere liberi”, e questo vale non solo nei riguardi della legge umana, ma soprattutto nei riguardi della legge naturale e della legge divina. Solo così è rispettata la vera autonomia della persona umana ed anche della legge giuridico-morale, in quanto è la ragione stessa che la indica all’uomo, ma il fondamento ultimo di essa sta in un’autorità che è fuori dell’uomo e che ha stampato questa legge nell’anima umana, per la quale è sorgente di libertà e di crescita spirituale. E ciò è vero poiché la legge di Dio o legge naturale è conosciuta e va osservata attraverso la «mediazione» della nostra coscienza che è l’annunziatrice della legge di Dio a ciascun uomo, come dicevano i teologi classici. Di conseguenza, solo chi opera secondo la legge opera secondo ragione, opera nella luce della Verità, e solo allora sarà massimamente libero e padrone di se stesso, sarà veramente uomo, perché sarà nella Verità. La Verità, infatti, fonda la libertà e la libertà vive solo nell'ambito della Verità. Così è l’errore che ci rende schiavi, fuori della Verità non c'è libertà.

La Verità ci renderà liberi, anche nel campo giuridico morale, «Veritas liberavit vos» (Gv. 8, 32). E, con Savonarola: La verità è la perfezione del nostro intelletto, e la purezza della coscienza è la disposizione necessaria per ricevere la verità, quanto più l’uomo è purificato dagli attaccamenti terreni, tanto più conosce e abbraccia le verità e allontana le falsità da se stesso.


Cfr. M. F. Carnea, Il Concetto di giustizia in S. Tommaso d’Aquino, in Reportata, 2012.

[Foto: Michelangelo, Giudizio Universale, Cristo giudice]

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