martedì 22 marzo 2022

Crisi Ucraina-Russia: che fine ha fatto il senso del giusto?

La grandezza dell'uomo è di essere un ponte e non uno scopo: nell'uomo si può amare che egli sia una transizione e un tramonto. (F. Nietzsche). Ecco che comunicare il vero, il buono, l'utile renderebbe la grandezza dell'uomo, oggi purtroppo irretito in sentimenti di odi insensati, frutto di illogiche scelte di distruzione e non costruzione di ponti. 

Viviamo il tempo in cui verità, bene comune, utilità all'umanità sono surclassati da logiche serviliste che inneggiano e applaudono a una libertà che, realisticamente, nessuno stato vive! Sembra di abitare un incubo, in cui l'unico agire da parte dei guerrafondai è alimentare dicotomie tra buono e cattivo. 𝙈𝙖 𝙘𝙝𝙚 𝙛𝙞𝙣𝙚 𝙝𝙖 𝙛𝙖𝙩𝙩𝙤 𝙞𝙡 𝙨𝙚𝙣𝙨𝙤 𝙙𝙚𝙡 𝙜𝙞𝙪𝙨𝙩𝙤? Si è ancora in grado di generare un sentimento di equidistanza da giudizi emotivi che trascurano sapere, cultura, storia, eclissando cause reali di azioni dannose e dolorose per i Popoli tutti? Si è liberi di sostenere un pensiero, di rimanere terzi, quindi autonomi, imparziali, obiettivi rispetto a dispute tra parti, senza dover essere ricattati o esclusi dal non-pensiero di massa? 

Troppe volte abbiamo assistito all'osannato assembramento delle insensate folle, smaniose di guerre. Responsabilità etica chiede di non danneggiare, nell'agire, nel parlare, nessuno. Ma la questione è assai complessa! E non possiamo non chiederci: quale padre di famiglia chiama alla guerra, instilla odio, non cerca chiarimento, mentre il proprio figlio/popolo soffre e muore, magari difronte potente fraterna potenza? Porre fine ai conflitti chiede responsabilità dei padri di famiglia presidenti, unici a dover interloquire tra loro, con colloqui risolutivi che sanino da disastri umanitari. 

Ho il dubbio, però, che il presidente ucraino non abbia chiara la differenza tra un 'ruolo' tratto dal copione di un film, e la realtà di una gestione politica di cui rimane abile attore nell'uso social della comunicazione, ma che non lo porta a risparmiare sofferenza al suo popolo, a evitare sangue innocente per causa ancora da capire. Piuttosto si dimena a chiedere armi, per stillicidio congiunto, praticamente chiede ad altre Nazioni, e loro popoli, di entrare in guerra che mi sembra sia la logica conseguenza di chi fornisce armi. Perché si insiste a fomentare conflitto, a soffiare sul fuoco, anziché chiedere di fermarsi per trovare un accordo di pace? 𝙌𝙪𝙖𝙣𝙙𝙤 𝙞𝙡 𝙛𝙖𝙧𝙚 𝙥𝙤𝙡𝙞𝙩𝙞𝙘𝙤 𝙚' 𝙖𝙙𝙪𝙡𝙩𝙤 𝙪𝙨𝙖 𝙞𝙡 𝙙𝙞𝙖𝙡𝙤𝙜𝙤 𝙣𝙤𝙣 𝙡𝙚 𝙖𝙧𝙢𝙞!!!

Se, dunque, da un lato è necessaria l'equidistanza dagli orrori, che nei conflitti non sono solo da una parte, e occorre il ripudio della guerra sempre, dall'altro lato occorre non perdere contatto con il reale. Necessitano valutazioni lucide delle 'ragioni' dei conflitti che, per esempio, vanno ricercate anche nel mancato rispetto degli accordi di Minsk, nell'allargamento della Nato a Est, e la reazione della Russia è logica, dopo anni di indifferenza, direi silente opportunismo, dell'occidente. Necessitano, altresì, soluzioni capaci di non allargare conflitti, piuttosto cercare serio dialogo, per una seria politica estera, adulta, e in un'Europa che dia finalmente senso alla sua esistenza, e non punti a presenze nazionali da incrementare, ma sia capace di generare un uso strategico della sua natura, applicando anche sanzioni mirate, quando necessario, per reali minacce, che puntino all'effettivo minor danno per i Popoli.

Per inciso occorre comunque ricordare che la Rus’ di Kiev è il primo stato russo, fondato nella metà del IX°s. Si estendeva su parte attuale territorio ucraino, bielorusso e russo. Dalla frantumazione di quello stato nel XV°s., emergerà quello di Mosca. La Rus’ di Kiev è quindi “culla” della moderna Russia e non viceversa. Ciò non legittima nessuno a nazionalismi, patriottismi, fanatismi, standing ovescion, ma ancor più a riconoscersi fratelli cristiani che, senza ritorsioni, calmino cuori e intelletti verso un accordo, un dialogo di costruzione e opportunità reciproca.

Occorre porsi domande: Perché? Per chi questo conflitto viene alimentato? Una risposta la potremmo azzardare: non certo per le popolazioni che ne subiscono danni! Ecco che, con Nietzsche, 𝙣𝙤𝙣 𝙡𝙖 𝙛𝙤𝙧𝙯𝙖 𝙢𝙖 𝙡𝙖 𝙘𝙤𝙨𝙩𝙖𝙣𝙯𝙖 𝙞𝙣 𝙪𝙣 𝙖𝙡𝙩𝙤 𝙨𝙚𝙣𝙩𝙞𝙢𝙚𝙣𝙩𝙤, -𝙥𝙖𝙘𝙚 𝙩𝙧𝙖 𝙥𝙤𝙥𝙤𝙡𝙞- 𝙛𝙖 𝙡'𝙪𝙤𝙢𝙤 𝙨𝙪𝙥𝙚𝙧𝙞𝙤𝙧𝙚!

Nessun commento:

Posta un commento