Dalla Bolla "Spes non confundit" con cui Papa Francesco ha indetto il Giubileo, leggiamo: « È lo Spirito Santo, con la sua perenne presenza nel cammino della Chiesa, a irradiare nei credenti la luce della speranza: Egli la tiene accesa come una fiaccola che mai si spegne, per dare sostegno e vigore alla nostra vita ». Fiaccola straordinaria, piena dello Spirito Santo, capace di irradiare il suo tempo e anche il nostro, è S. Caterina da Siena, Dottore della Chiesa, Patrona d’Italia unitamente a S. Francesco d’Assisi, compatrona d’Europa e di Roma. Laica, si lascia conoscere nelle sue Lettere, nel Dialogo, esempio di speranza umana nella verità, nella carità operativa, perennemente innamorata dell’“Are”: amAre, donAre, andAre, fAre, creAre, comunicAre, pregAre: penetrò il significato vivo di queste parole, che tramutò in atti.
S. Caterina occupa nella storia della Chiesa e d’Italia un posto di prima grandezza, capace di incarnarsi nell’attualità e nella sapienza politica. La sua opera conciliatrice, e di pace, ebbe come dimensione non solo Siena e l’Italia, ma l’Europa. Si adoperò energicamente per svolgere un’azione sociopolitica, di riconciliazione. Il suo pensiero muove verso il riconoscimento imprescindibile del valore e della dignità della persona umana, della strumentalità della società rispetto al destino eterno della persona. Per la contemporaneità, soggetta alla mentalità degli esasperati nazionalismi, dei confini politici divenuti barriere, non è semplice pensare a un’Europa nella quale tutti si consideravano, in qualche modo, concittadini di quello che era, o era stato, un medesimo Impero e si muovevano liberamente da un paese all’altro; Siena stessa era una delle tante città-stato di quel tempo ed era in relazione per i suoi commerci con i maggiori centri d’Europa; il latino era ancora la lingua ufficiale comune a tutto l’Occidente, nonostante l’affermarsi delle lingue volgari. La cultura europea era unitaria, malgrado le divisioni politiche e comunali. Pur serbando ognuno la propria nazionalità, che anzi comincia allora ad accentuarsi, i popoli del secolo XIV non si consideravano ancora come forestieri l’uno con l’altro; si sentivano coinvolti in un destino piuttosto comune e non avevano difficoltà a vivere insieme.
Di fronte a Caterina vi era un’Europa sì divisa politicamente, ma unita dalla cultura umana e cristiana, che i secoli precedenti avevano elaborato, e in un secolo molto difficile e denso di vicende che lacerarono dall’interno anche la compagine ecclesiastica; ma con la sua solerte determinazione e numerose preghiere, riuscì a riportare Papa Gregorio XI e la sede papale a Roma da Avignone. La sua fu una filosofia politica e oggi, più che mai, si avverte il bisogno di riscoprire la purezza dell’etica, della politica, della filosofia. È l’affermazione dei valori etici a determinare il vero progresso dell’umanità ed è su questo che anche l’Europa deve sapersi ritrovare.
È importante ricordare che la politica non è ‘cosa’ riservata, tutti possono e debbono collaborare al Bene Comune servendolo e, soprattutto, evitando le fazioni, le “sette” come dice s. Caterina, che sono la rovina della città, quando mirano non al bene comune, ma al loro bene particolare e per questo sono intente alla conquista del potere (L. 268). Siamo custodi perfettibili di un tesoro chiamato umanità, e occorre porsi la questione non solo di ‘cosa sia buono’, ancor più di ‘cosa buono sia’ per la conoscenza della verità e per riportare la persona al centro dell’impegno politico nel perseguimento di una giustizia sociale equilibrata. C’è qualcosa di più che nasce dal profondo dell’essere umano che fa fatica a volte ad affiorare. Ciò richiama all’assunto dottrinale “L’intelligenza scopre...”(S. Th., I-II, q. 94, a. 2): se l’uomo è segno altissimo dell’immagine divina, se questo segno è dato dalla sua libertà, soprattutto, ecco allora che la società non può avere altro tessuto connettivo che quello della carità, una carità che urge di azioni di responsabilità, di coraggio, di giustizia. Ma qual è la condizione che permette di giovarsi dei propri talenti? La libertà come “tesoro che Dio ha dato nell’anima”, l’anima è libera nelle sue scelte poiché, ce lo ricorda in modo esemplare s. Caterina da Siena: «L’anima ch’è fatta d’amore e creata per amore alla immagine e similitudine di Dio, non può vivere senza amore, né amerebbe senza il lume. Onde se vuole amare, si conviene che vegga» (Lett. 133).
Il nostro tempo, sollecitato dall’esempio illuminato della Patrona d’Italia, S. Caterina da Siena, chiede di renderci operatori di una trasformazione etica, capace di mutare retaggi culturali divenuti abiti mentali, esorta a scardinare le coscienze rigenerando speranza di costrutto. Caterina ce lo ricorda: “Fa che tu sia fervente e non tiepido. Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutta Italia.” (L. 368).
Nessun commento:
Posta un commento