È l’ora del 'a Dio', Santo Padre Francesco, grazie per averci guidato con la pratica del Vangelo, aprendo più ampi orizzonti nella nostra esistenza. Grazie per averci continuamente ricordato che “Dio non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza” (2Tm 1,7), e che la promessa di Cristo non è soltanto una realtà attesa, ma una vera presenza. Egli è veramente il «filosofo» e il «pastore» che ci indica che cosa è e dove sta la vita. (Spe Salvi, 8).
Ha saputo incarnarsi nel mistero della fede che è sostanza della speranza, speranza che ha voluto rendere carezza centrale del Giubileo che viviamo. Ci lascia con innanzi un cammino spirituale da perseguire, alla sequela di Gesù, un cammino di rinnovata ricerca del senso del sacro, del valore dell’essenzialità. Lo Spirito Santo continua a irradiare, in ogni credente, la luce della speranza.
E ancora oggi ci sprona a vedere con stupore il creato, a volgere lo sguardo verso gli ultimi della terra, i più bisognosi, esorta all’impegno per la pace, e sembra di sentire la sua voce: “È troppo sognare che le armi tacciano e smettano di portare distruzione e morte?” L’esigenza della pace interpella tutti e impone di perseguire progetti concreti. Il Giubileo ci ricorda che quanti si fanno «operatori di pace saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9).
È impossibile dimenticare quel suo parlare di ‘alleanza sociale per la speranza’: “L’apertura alla vita con una maternità e paternità responsabile, è il progetto che il Creatore ha inscritto nel cuore e nel corpo degli uomini e delle donne, che dà futuro ad ogni società, genera speranza". Come Padre premuroso esorta all’importanza dell’unità visibile nelle Chiese e Comunità ecclesiali, un appello per tutti i cristiani d’Oriente e d’Occidente a compiere un passo deciso verso l’unità, e intorno a una data comune per la Pasqua, proprio come in questo anno è accaduto. Sì, occorre rimanere ancorati alla speranza che, con fede e carità, costituisce l’essenza della vita cristiana.
Siamo all’epilogo del suo cammino che si svela in “Qual è il fondamento del nostro sperare?”: «Credo la vita eterna», e la speranza cristiana in queste parole trova un cardine fondamentale, così come l'affidamento alla Madre di Dio, in Lei, la speranza trova la più alta testimone, dono di grazia della vita.
Grazie Santo Padre Francesco per aver sollecitato alla libertà che è il coraggio di scegliere, ricordando che “I grandi cambiamenti non possono essere il risultato di una moltitudine di menti addormentate, ma prendono inizio piuttosto dalla comunione dei cuori illuminati”. Grazie per averci esortato a essere coscienza critica.
Ci lascia con il dono della sua tenerezza, del padre che impartisce sui propri figli la benedizione. I segni dei tempi chiedono di essere trasformati in “segni di speranza” e la sua testimonianza, colma di segni, ci conforta e continuerà ad essere guida.
Ha voluto proporci una grande suggestione che faccio mia da sempre: " San Paolo invita i cristiani a indossare un’armatura particolare, quella di Dio. Dice infatti di rivestirsi delle virtù necessarie per affrontare i nostri nemici reali, che non sono mai gli altri, ma “gli spiriti del male”. Al primo posto in quest’armatura ideale compare la verità: «attorno ai fianchi la verità», scrive l’Apostolo (Ef 6,14). Dobbiamo cingerci di verità. Non si può fondare nulla di buono sulle trame della menzogna o sulla mancanza di trasparenza. Ricercare e scegliere sempre la verità non è facile; è però una decisione vitale, che deve segnare profondamente l’esistenza di ciascuno e anche della società, perché sia più giusta, perché sia più onesta."
Grazie per aver rimesso al centro dell'esistenza umana il valore del giusto e del vero, la presenza di Dio che, quotidianamente, ci interpella, nutre, cura.
A Dio Padre Santo, dolce Cristo in terra, grazie per il suo magistero, grazie per la sua libertà, semplicità, grazie per averci testimoniato Cristo, Via, Verità, Vita, l’Amato che indistintamente, ama.
È l’ora del 'a Dio' caro Papa Francesco, che nei cuori tramuta in un caloroso, fraterno, arrivederci.
Con gratitudine, amore, rispetto.
Maria Francesca Carnea
Nessun commento:
Posta un commento